PIACENZA – L’accordo quadro del pomodoro da industria è decisamente ancora al di là da venire dopo che questa nella mattinata di ieri si sono incontrate le parti e nel pomeriggio si è riunito il tavolo agricolo per riportare la proposta dell’industria che sostanzialmente avrebbe offerto 125 euro a tonnellata paventando un eccesso di offerta.
“Una proposta inaccettabile – commenta il presidente di Confagricoltura Piacenza Filippo Gasparini – perché dato il contesto economico, i costi e le incertezze a cui è esposta una coltura così impegnativa sotto ogni punto di vista, l’offerta è quantomeno disincentivante. Con una base di questo tipo sarebbe sconsigliabile coltivare”.
Per contro, gli agricoltori stanno in queste ore procedendo alla programmazione e serpeggia la preoccupazione che molti possano essere incoraggiati dal prezzo spuntato nella precedente campagna. “Non cadiamo nel dilemma del coltivatore – ricorda Gasparini – che ci spiegano da sempre ai corsi di economia agraria: a fronte di un prezzo soddisfacente l’agricoltore è spinto a riseminare nella campagna successiva determinando così un surplus di offerta che causa il calo dei prezzi”.
L’accordo quadro 2023 è acqua passata per tutti, per l’imminente stagione bisogna ripartire dalla fotografia attuale dei mercati e dei fabbisogni. Il prezzo 2024 si formerà nel tavolo della trattativa sulla base di questo, non su ciò che è stato. “Soprattutto – prosegue Gasparini – la produzione, se vuole assicurarsi possibilità negoziali, deve muoversi in modo aggregato e organizzato. Sconsigliamo fermamente di agire individualmente utilizzando partite iva diverse, perché rompendo il fronte dell’offerta si perde potere negoziale”.
“Non è condivisibile la volontà che registriamo da una certa parte della componente agricola di aggirare il sistema delle Op interfacciandosi direttamente con le industrie, spinti dalla volontà di produrre di più. Questa forza centripeta è una follia perché il prezzo di riferimento dello scorso anno è nato da un altro equilibrio e poi soprattutto perché manifestare in questa fase la volontà di aumentare le semine non può che concorrere ad abbassare il prezzo di riferimento”.
Quanto alle Op, dopo tutto quello seminato in questi anni, rischiano di abdicare al loro ruolo se, fatto salvo il controllo dei singoli, non riusciranno a programmare concordemente e con trasparenza l’offerta dei soci e dunque ad arrivare alla proposta di un’offerta organizzata indicando, se ce ne fosse bisogno, anche una riduzione pro-quota per ciascun socio.
“Non vediamo altre ricette – conclude drastico Gasparini – se gli agricoltori non agiranno organizzati seguendo le indicazioni delle Op, che a loro volta tra loro devono collaborare tra loro, il sindacato sarà impossibilitato a svolgere il suo ruolo di difesa del reddito agricoltori. Un peccato – chiosa – perché le condizioni del mercato del trasformato consentirebbero alle fabbriche di sostenere quotazioni della materia prima in linea con la precedente annata. Con una coltura così rischiosa è meglio orientarsi su un recupero di marginalità piuttosto che fare numeri senza margine o addirittura non coprire neppure le spese”.