ROMA – Cereali e semi oleosi vanno inseriti nella lista dei prodotti sensibili per i quali è previsto un freno di emergenza nel caso di ulteriori aumenti delle importazioni dall’Ucraina.
E’ la richiesta rilanciata da Confagricoltura in vista del voto dell’assemblea plenaria del Parlamento europeo sulla proposta di regolamento per la proroga della sospensione dei dazi e dei contingenti sui prodotti agroalimentari ucraini destinati al mercato dell’Unione. Confagricoltura ha chiesto agli europarlamentari italiani di sostenere gli emendamenti annunciati in linea con la posizione espressa dalla Commissione Agricoltura.
Secondo il progetto legislativo dell’Esecutivo della UE, il freno di emergenza (in pratica il ripristino dei dazi ordinari) scatterebbe solo per zucchero, uova e pollame se le importazioni dall’Ucraina superassero la media del periodo 2022-2023.
“Con la nostra richiesta – sottolinea il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – non intendiamo in alcun modo rimettere in discussione il giusto e indispensabile sostegno all’agricoltura ucraina. Il nostro obiettivo è di fare in modo che il sostegno eviti la destabilizzazione dei mercati nella UE. Le forti tensioni che si sono registrate negli ultimi tempi nei Paesi membri limitrofi all’Ucraina, dal blocco delle frontiere alla distruzione dei prodotti ucraini, non giovano a nessuno”.
I prezzi dei cereali e dei semi oleosi, girasole in particolare, hanno fatto registrare nella Ue una drastica contrazione. L’indice FAO relativo ai cereali è diminuito di oltre il 22% in media lo scorso febbraio rispetto allo stesso mese del 2023.
I dati diffusi dalla Commissione europea indicano che, per effetto della sospensione dei dazi e dei contingenti, le esportazioni dell’Ucraina verso la Ue sono quasi raddoppiate nel giro di un anno. Nel 2021 ammontavano a 7 miliardi di euro; alla fine del 2022 sono salite a più di 13 miliardi. Nel periodo gennaio – novembre 2023 si è registrata una riduzione, sempre secondo i dati della Commissione. L’import di cereali, invece, è continuato a crescere.
In Italia – evidenzia Confagricoltura – la situazione è particolarmente pesante per il grano duro, con un vero e proprio crollo delle quotazioni dovuto alle importazioni dalla Federazione Russa. Da gennaio a novembre 2023 sono ammontate a circa 400mila tonnellate: erano 32mila nello stesso periodo del 2022.
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