ROMA – L’import sleale e i cambiamenti climatici affossano il miele italiano con i produttori nazionali che devono fronteggiare arrivi di prodotto straniero di bassa qualità a prezzi stracciati, mentre aumentano i costi di produzione necessari per fronteggiare maltempo e siccità.
Una situazione sempre più insostenibile per gli apicoltori italiani che mercoledì 20 marzo sono scesi in piazza a Roma. Il sit-in, promosso dall’associazione apistica “Miele in cooperativa”, si è svolto presso Piazza Santi Apostoli, a partire dalle ore 11.00 alla presenza di oltre mille tute gialle con alveari e vasetti di miele italiano ed extra UE a confronto.
“Un appuntamento fondamentale per sensibilizzare politica, società civile ed istituzioni – afferma Riccardo Babini, presidente di Miele in cooperativa – Il sit-in ha lo scopo di conquistare l’indispensabile consenso, morale e sostanziale, alla nostra azione di richiesta di avviare le procedure antidumping in Europa contro il miele cinese e sensibilizzare i consumatori verso un acquisto consapevole del miele”.
Oltre a numerosi apicoltori sono intervenuti alla manifestazione rappresentanti del Governo e della Commissione Agricoltura della Camera, parlamentari e associazioni di tutela dei consumatori che hanno sposato la causa degli apicoltori, tra loro:
Non siamo solo di fronte ad una concorrenza sleale, ma anche ad un prodotto non salubre e non conforme alle normative europee. Infatti, una recente indagine della Commissione Ue ha fatto analizzare una quota di campioni di miele importato, riscontrando che nel 46% dei casi, quest’ultimo non è conforme alle regole comunitarie a causa dell’impiego di sciroppi zuccherini che alterano il prodotto, aumentandone le quantità per abbassarne il prezzo e dell’uso di additivi e coloranti per falsificare l’origine botanica.
Il numero maggiore in valore assoluto di partite sospette proveniva dalla Cina (66 su 89, pari al 74%), mentre il Paese con la percentuale più elevata di campioni di miele sospetti è risultata la Turchia (14 su 15, pari al 93%).
Negli ultimi due anni l’importazione di miele si è stabilizzata sui 25/26 mln di chili a fronte di una produzione interna stimata in circa 22 milioni di chili, secondo i dati di Miele in Cooperativa. Il prezzo medio del prodotto importato dai Paesi extra Ue – segnala Miele in Cooperativa – è in forte calo e viaggia a valori inferiori circa 1,70 euro/chilo. Diversamente, secondo un’indagine del Crea, per produrre un chilo di miele in Italia ci vogliono almeno 4,1 euro.
Un dumping difficile da sostenere per i 75mila apicoltori nazionali, con 1,6 milioni di alveari già alle prese con l’aumento dei costi di produzione in un’annata resa difficile dai cambiamenti climatici. Ai danni causati dal maltempo si sono aggiunti quelli della siccità, che ha penalizzato le fioriture, e del caldo anomalo di questo inverno, con le api ingannate e spinte ad uscire dagli alveari senza però trovare i fiori.
Il Lazio è uno dei principali produttori di miele italiano, nella regione ci sono ben 4.650 apicoltori che allevano 67.000 alveari, e tanti nella giornata odierna sono scesi in piazza con Miele in cooperativa.
In Italia, infatti, la produzione di miele è molto apprezzata, basti pensare che nel Bel paese si consumano circa 2.400.000,00 chili anno di miele, un dato non del tutto rassicurante, visto che oltre la metà del miele consumato proviene dell’estero.
Tra gli apicoltori laziali presenti in piazza Santi Apostoli oggi spicca la voce di Francesco Tolomei, apicoltore professionista, presidente di Api Tuscia, che comprende gli apicoltori del viterbese
“Oggi siamo venuti a Roma per raccontare le difficoltà che viviamo come aziende apistiche. – afferma Tolomei- “I cambiamenti climatici, l’inquinamento ambientale nonché l’urbanizzazione dei pascoli nettariferi sta pregiudicando seriamente la produttività dei nostri alveari. Abbiamo bisogno urgentemente che i modelli di sviluppo della nostra società stiano più attenti alla sostenibilità ambientale ed al benessere dei produttori agricoli e quindi anche apistici. Regole green, ma applicabili”.
Sono tante le ragioni che hanno spinto gli apicoltori in piazza nella giornata odierna snocciolate da Riccardo Terriaca, segretario generale di Miele in Cooperativa. “La nostra è una sofferenza grave, causata principalmente dalla concorrenza sleale di miele che arrivano sui mercati UE a prezzi stracciati, senza garanzie di etica sociale, benessere animale, sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare. Abbiamo bisogno che l’UE attivi le misure di protezione, le famose misure antidumping, per fermare l’emorragia di aziende apistiche”, afferma Terriaca, che sostiene al contempo l’esigenza di sensibilizzare i consumatori. “Abbiamo, però, anche bisogno di allearci con i consumatori. Convincerli che il nostro futuro dipende dalle loro scelte. Se comprano miele estero di dubbia qualità a prezzi bassi, ci condannano a morte. Se scelgono il miele degli apicoltori, non solo completano le loro tavole con uno straordinario prodotto salubre, ma sostengono il lavoro di api e apicoltori che quotidianamente presidiano il territorio, lo preservano dall’incuria, dall’abbandono, rafforzano la biodiversità. Insomma il consumatore può fare la differenza”.
Altro intervento nella piazza romana, quello di Paolo Spiccalunto, Presidente di Arnia Onlus. “Oggi è in gioco il futuro dell’apicoltura italiana, è in gioco la sopravvivenza delle api”, grida Spiccalunto, che ricorda l’importanza per gli apicoltori di fare squadra “imparando dalle api, che lavorano in gruppo. E’ la nostra maniera di proteggere le api, attraverso la formazione degli apicoltori che se ne devono prendere cura”.