ROMA – La Sicilia è già in grande affanno idrico, l’immagine di un primo giorno di primavera, dove la disponibilità d’acqua torna a segnare un ulteriore discrimine fra l’Italia del Nord e del Sud con scenari che, già ora ed in vista dell’imminente stagione calda, si prospettano allarmanti: a scattare la fotografia è il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche alla vigilia della Giornata Mondiale dell’Acqua.
Sull’Isola, dove già decine di comuni e centinaia di migliaia di abitanti vedono l’acqua razionata, ci sono invasi per uso potabile, dove manca oltre il 90% dell’acqua (Fanaco -92%); non va certo meglio per i bacini ad uso irriguo: Pozzillo (irrigazione, produzione idroelettrica) e Disueri segnano -97%, Don Sturzo -79%, Furore -74%.
“La situazione è grave e molto preoccupante, perché comune a tutti i serbatoi della regione, dove purtroppo è diffusa anche la mancanza di pulizia dal sedime, risultandone così una capacità ridotta – commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – Molti schemi idrici, inoltre, non sono completati anche per la limitata operatività dei Consorzi di bonifica, commissariati da decenni nonostante l’impegno dell’attuale giunta regionale a restituirli all’ordinaria gestione amministrativa fondata su autogoverno e sussidiarietà.”
I dati dell’Autorità di Distretto siciliana parlano di 299 milioni di metri cubi d’acqua invasata, cioè il 30% della potenzialità: è il valore più basso dal 2010. A Febbraio sull’Isola sono caduti circa 70 millimetri di pioggia, cui sono finora seguiti mm. 27 in Marzo, ma non sono stati sufficienti ad equilibrare le richieste di un territorio dove le temperature massime già ora superano i 23 gradi.
“L’immediato futuro idrico della Sicilia si preannuncia critico per un’isola, dove l’estate tende ad arrivare sempre prima con crescenti preoccupazioni anche per il benessere degli esseri viventi a causa delle aumentate ondate di calore – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – La situazione climatica si preannuncia comunque complicata anche per il resto dell’Italia meridionale.”
In Calabria i fiumi Coscile, Lao e Ancinale registrano portate pari, rispettivamente, a circa 64%, 40% e 8% (!!) sulla media. Per quanto riguarda gli invasi, i consistenti apporti pluviali di fine Febbraio hanno solo parzialmente migliorato lo stato di riempimento: il Menta (sull’Aspromonte) al 47% e l’Alaco (serve 1/3 della popolazione calabrese) sono rispettivamente al 47% ed al 53% del volume di massima regolazione; sono valori nettamente al di sotto delle medie e che, data l’assenza di neve in quota, potranno migliorare solo a seguito di eventuali ed abbondanti piogge primaverili (fonte: SORICAL).
In Basilicata, in una settimana il volume d’acqua trattenuta dalle dighe è cresciuto di ben 11 milioni di metri cubi, ma ne mancano oltre 100 rispetto al 2023.
Ancora più ampio è il deficit nei serbatoi della Puglia: -mln. mc.107,27 rispetto all’anno scorso!
Decisamente migliore è la condizione dell’invaso di Conza in Campania: i volumi disponibili si attestano sui 42 milioni di metri cubi, pari al 94% della capacità autorizzata.
In Abruzzo, dove la portata dei fiumi è altalenante (Orta è inferiore all’anno scorso, mentre Sangro è superiore), si registra neve quasi inesistente in quota come nel resto della dorsale Appenninica: solamente a Campo Imperatore lo spessore del manto è evidente (cm.47), ma inferiore a quanto registrato nel già scarso 2023.
La situazione montana è diametralmente opposta nell’Italia settentrionale, dove la neve sulle Alpi è nettamente superiore alla media, i bacini lacustri registrano livelli record e le portate dei fiumi sono abbondanti.
Le condizioni idrologiche dei grandi laghi segnano il record del decennio ed anche il Sebino con l’87,9% di riempimento supera il livello massimo del periodo.
In Valle d’Aosta la quantità di neve al suolo è superiore alla media ed in alcune stazioni prossima ai livelli massimi: nel complesso, l’indice SWE (Snow Water Equivalent) è positivo in tutta la regione. Un marcato innalzamento delle temperature sta accelerando la fusione del manto nevoso, ingrossando i corsi d’acqua Dora Baltea e Lys.
Rientrate le preoccupazioni legate al rischio idrogeologico, in Piemonte lo stato dei fiumi si può continuare a definire ottimo con portate superiori alle medie stagionali.
In Lombardia le riserve d’acqua registrano un ulteriore incremento: su tutti i bacini la risorsa nivale (+33%) ha raggiunto i valori massimi sulla media 2006-2020; con i laghi pieni al colmo ed il surplus di neve, il totale della risorsa idrica stoccata si attesta ora a 4921 milioni di metri cubi, cioè 35% in più rispetto alla media e ben +243% sul 2023, facendo prevedere un’estate tranquilla (fonte: ARPA Lombardia).
In fase decrescente, ma ancora ricchissime d’acqua, sono le portate dei fiumi veneti: Adige +95%, Livenza +249%, Brenta +86%, Piave +90%, Bacchiglione +48,5% sulle medie del periodo.
In Emilia-Romagna si conferma una situazione idrica eterogenea: i bacini montani occidentali e centrali registrano un netto surplus idrico, sulla pianura emiliana i valori rientrano nella norma, i bacini montani e di pianura romagnoli a Sud del fiume Reno sono in deficit. Il deflusso estremamente variabile dei fiumi appenninici emiliani, sempre più simile a quello dei torrenti, è testimoniato dall’andamento settimanale delle portate del Santerno e soprattutto dell’Enza, che fino alla scorsa settimana era al di sopra della media e che oggi ristagna a 1,52 metri cubi al secondo, nettamente al di sotto del minimo storico mensile (fonte: ARPAE).
Il flusso del fiume Po decresce considerevolmente lungo tutta l’asta, ma mantiene valori nettamente superiori alla media del periodo: a Pontelagoscuro, sul delta, la portata del Grande Fiume attualmente si attesta sui mc/s 2404,53, cioè ben il 57% sopra la media ed oltre 4 volte e mezzo superiore alla media del recente biennio siccitoso.
In Liguria la neve è già quasi totalmente sparita sui monti: ne rimane solo circa mezzo metro sulle Alpi Marittime. Tra i fiumi subiscono un decremento l’Entella (-cm.55), la Vara (-cm. 77), la Magra (-cm. 54), l’Argentina (-cm.36).
In Toscana la decrescita dei fiumi Serchio, Sieve, Arno ed Ombrone li riporta ad un livello leggermente inferiore alla media degli scorsi 20 anni dopo gli exploit di portata, registrati nelle scorse settimane.
Nelle Marche il calante andamento idrometrico dei fiumi testimonia come gli indici meteorologici sulla regione continuino ad essere negativi con cumulate di pioggia inferiori alla norma, neve praticamente assente sulle vette e conseguentemente livelli fluviali particolarmente bassi. Confortante è che negli invasi rimanga stoccata una quantità di risorsa pari ad oltre 51 milioni di metri cubi.
Calano velocemente i livelli dei fiumi in Umbria, soprattutto la Paglia (-cm. 74); critica permane la situazione del lago Trasimeno, il cui livello è tornato a scendere fino a -m. 1,29.
Nel Lazio il fiume Tevere vede ridursi la portata di oltre 200 metri cubi al secondo in soli 7 giorni, tornando sotto media di circa il 43%; portata inferiore alla media anche per l’Aniene (-43%) ed il Velino (-22%), mentre la Fiora, nonostante una significativa decrescita, mantiene un surplus d’acqua in alveo, pari a circa il 75%. Tra i laghi rimane stabile il livello di Bracciano, in linea con l’anno scorso, mentre cresce leggermente l’altezza idrometrica del bacino di Albano e cala di 2 centimetri quella di Nemi.
Infine, va segnalato che in Sardegna, grazie ai recenti apporti pluviometrici, il volume invasato nella diga Maccheronis è tornato sopra i 10 milioni di metri cubi, tornando così ad erogare acqua al territorio come deliberato dal Comitato Istituzionale dell’Autorità di Bacino. Mentre in alcune zone agricole della Sardegna si può tirare un sospiro di sollievo, in altre però si applicano ancora restrizioni e, contemporaneamente, si fa defluire l’acqua fino al mare, senza che nessuno possa trattenerla e renderla disponibile; anche se la situazione degli invasi non è più grave come lo era qualche settimana fa, quando i volumi si trovavano ai minimi storici, occorre non abbassare la guardia. A Febbraio nei bacini erano presenti 1025 milioni di metri cubi d’acqua, pari a circa il 56.2% del volume utile di regolazione autorizzato: un incremento di 67 milioni di metri cubi rispetto allo scorso Gennaio.