TORINO – Tante innovazioni, poi la tradizione che tra Francia e Italia vuole ancora il sughero. Ma qual è il punto di vista degli esperti? Cosa consigliano gli enologi ai loro clienti, le cantine? Domande a cui ha risposto il Prof. Vincenzo Gerbi, dell’Università di Torino, esperto dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino.
“Già trent’anni fa si affacciarono delle proposte di chiusure alternative al sughero, faccio riferimento in particolare ai tappi polimerici (quelli chiamati impropriamente di “silicone”) e questo nacque dalla volontà dei produttori di ridurre la percentuale di bottiglie che avevano difetti di tappo salvo poi vedere che questo tipo di chiusura era anche peggio. Adesso i tempi sono cambiati, sono presenti delle chiusure alternative al sughero adattissime in termini di performance tecniche. La parte tecnologica è decisamente più chiara perché molti contributi scientifici e sperimentazioni sono stati messi a disposizione e quindi le ragioni per cui oggi il produttore decide per una chiusura piuttosto che un’altra non sono solo più basate sul pilastro tradizione”.
Quali sono i criteri per una scelta consapevole da parte del produttore?
“Oggi la scelta avviene sulla base di come il tappo debba interagire col vino e poi c’è un aspetto nuovo che non può essere trascurato che è quello della sostenibilità della chiusura: l’impronta carbonica della bottiglia di vino alla fine di tutto il percorso”.
Andremo al superamento del tappo in sughero?
“Il sughero resterà sempre perché oggi la difettosità è molto calata anche grazie ai progressi che i produttori di tappo hanno fatto nel risanare. Inoltre, migliora la selezione dei sugheri, sono state brevettate tecniche di allontanamento di TCA dai manufatti con tecnologie anche avanzate. Ci sono poi i micro-agglomerati a base di sughero e resine naturali che possono sostituire perfettamente la funzione dei tappi di sughero”.
Perché scegliere un tappo a vite?
“Quanto al tappo a vite, anche in questo caso le aziende produttrici si stanno adoperando per mettere dei liner cioè delle guarnizioni di tenuta di queste chiusure con una modulazione della possibilità di passaggio ossigeno e questo probabilmente offrirà nel futuro anche la possibilità di far respirare ancora di più il vino e quindi adattarsi anche ai rossi. Senza contare l’altissimo tasso di riciclabilità dell’alluminio che è totale rispetto a quello del sughero”.
Su quali tendenze è destinato ad orientarsi il mercato del vino?
“Credo che nel futuro avremo diverse possibilità di scelta sul tappo, tutte di grande validità tecnologica. Credo che il sughero non tramonterà mai, ma anzi, grazie proprio a una minore richiesta potremo assistere alla realizzazione di tappi in sughero monopezzo di grande qualità, magari per vini di grande invecchiamento, mentre l’innovazione permetterà a tutti di potere usufruire di ottimi sistemi di chiusura del vino”.