ROMA – “L’agricoltura è stata in buona parte abbandonata dopo l’inizio del XXI secolo”, afferma il presidente di Uncai, Aproniano Tassinari, sottolineando tuttavia che gli eventi degli ultimi anni, dalla pandemia alla guerra in Ucraina, dal blocco delle principali vie commerciali mondiali fino ai conflitti in Medio Oriente, hanno rivelato la sua importanza strategica.
“L’Italia ha tutte le carte in regola per affermarsi come potenza agricola, se solo riuscirà a superare gli ostacoli che l’hanno portata all’attuale crisi”, prosegue Tassinari. Questi ostacoli includono aziende troppo piccole e indebitate, un aumento esorbitante del costo del lavoro e della fiscalità, un’inflazione normativa e un eccesso di zelo nella trasposizione delle direttive europee, un’ostilità all’innovazione e un cronico ritardo rispetto alle biotecnologie. A ciò si aggiunge la difficoltà culturale dell’Europa di promuovere strategie di sviluppo che facciano leva sulla forza e la capacità di generare reddito delle imprese che trovano conferma nella mancata ritrattazione, nonostante le proteste, della norma sulle Buone condizioni agronomiche e ambientali – BCAA 7 sull’obbligo di rotazione colturale, una regola eccessivamente invasiva sulle scelte agronomiche per gli anni a venire.
“L’Unione Europea non ha eliminato l’obbligo di rotazione, ma ha permesso agli Stati membri di adottare la diversificazione delle colture per soddisfare la BCAA 7”, continua Tassinari. “Ieri, le Commissioni agricoltura di Camera e Senato hanno finalmente dato parere favorevole alla diversificazione delle colture per preservare il potenziale del suolo, in pratica il cosiddetto ‘greening’. Ma è necessario che il provvedimento venga pubblicato in Gazzetta Ufficiale prima della presentazione della prossima domanda PAC, il 15 maggio (salvo auspicata proroga in giugno), per non compromettere irrimediabilmente le campagne del 2025, 2026, 2027.”
Il rischio è il collasso dell’agricoltura italiana, proprio mentre nazioni come gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, l’India e il Brasile stanno investendo massicciamente con politiche agricole mirate a reindirizzare gli investimenti verso le loro economie, a discapito delle nostre, o, nel peggiore dei casi, sono progettate per renderci permanentemente dipendenti da loro.
Oggi l’agricoltura è obbligata a trovare un punto di equilibrio tra le necessità di incrementare la produzione delle materie prime e di salvaguardare l’ambiente, le risorse idriche, la biodiversità e l’agro-biodiversità: “L’agricoltura non appartiene al passato, ma al futuro: ha la vocazione di diventare il laboratorio della riconciliazione tra competitività, ecologia e sovranità”, afferma Tassinari. Questo laboratorio di riconciliazione o punto di equilibrio ha un nome, ‘intensificazione sostenibile’, che si può tradurre come l’utilizzazione della recta ractio agromeccanica per consentire alti livelli produttivi, senza impoverire le fondamentali risorse ambientali. “Per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale che l’Italia riveda la sua strategia agricola, promuovendo l’innovazione e l’adozione di tecnologie avanzate, come le biotecnologie, che possono aumentare la produttività e la sostenibilità. Inoltre, è essenziale che il governo sostenga i contoterzisti, facilitando il ricorso ai loro servizi e riconoscendoli, attraverso un Albo professionale, quali soggetti certificatori di lavorazioni svolte con recta racio, tenendo conto di ambiente, società e qualità, rendendo strutturali le misure che favoriscono il rinnovo delle tecnologie, per permettere loro di crescere e competere su un mercato globale sempre più esigente”, conclude il presidente di Uncai.