ROMA – E’ lotta alla cimice e cimice asiatica che solo nella scorsa stagione 2023 ha causato un calo del raccolto del 30% con punte che superano il 40%, soprattutto nei territori della provincia di Viterbo, ma il problema potrà riscontrarsi anche su tutta la frutta prodotta nella nostra regione come kiwi, ciliegie e pesche.
Coldiretti Lazio ha così scritto alla Regione per chiedere, così come previsto dal Regolamento CE 1107/2009, l’autorizzazione eccezionale di 120 giorni per ampliare le norme tecniche di difesa integrata e controllo per il nocciolo, aumentando il numero dei trattamenti previsti per le cimici e per le cimici asiatiche a partire dal 1° maggio 2024.
“La nostra richiesta – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – nasce dall’esigenza dei produttori di nocciole di poter effettuare, per la lotta contro le cimici e cimici asiatiche, un trattamento aggiuntivo con le sostanze già autorizzate dalle “Norme tecniche di difesa integrata e di controllo delle erbe infestanti”, nel caso in cui dovesse verificarsi un grave attacco nel corso del 2024.
Si registrano ingenti danni all’agricoltura, soprattutto viterbese, causati dalla cimice asiatica, che colpisce prevalentemente frutteti. Un insetto che arriva dalla Cina ed è particolarmente pericoloso per l’agricoltura, perchéprolifica con il deposito delle uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta. Le punture rovinano i frutti rendendoli inutilizzabili e compromettendo seriamente parte del raccolto. Una vera emergenza per il nostro sistema produttivo, perché capace di colpire centinaia di specie coltivate e spontanee e la sua diffusione interessa tutto il territorio nazionale. Purtroppo la sua presenza è frutto del cambiamento climatico e del surriscaldamento che ha favorito la presenza di specie aliene, come appunto la cimice asiatica.
Le popolazioni di cimici e cimici asiatiche riscontrate nella campagna 2023 nei territori coorilicoli della provincia di Viterbo – spiegano da Coldiretti Lazio – il superamento delle soglie in molti punti di monitoraggio organizzati dalle O.P. e dall’Università degli studi della Tuscia, il danno causato al raccolto 2023 con una media di frutti colpiti di oltre il 30%, con punte che hanno superato il 40%, l’ulteriore danno causato dalla degenerazione dei frutti cimiciati in frutti marci, hanno causando ingenti danni quali-quantitativi mai registrati.
“L’andamento climatico – aggiunge Granieri – dell’inverno 2023-2024, in cui si sono registrate temperature inferiori allo zero termico solo per pochi giorni e con temperature massime nei mesi di gennaio, febbraio e marzo 2024 di oltre 15°-20°C, hanno favorito l’aggregazione e la presenza delle cimici sia autoctone che aliene in stato vitale e riproduttivo”.