ROMA – Riforma mirata della PAC – Avanza (Azione) – bene più flessibilità, meno controlli e più sostegno alle imprese agricole ma molto resta da fare nella prossima legislatura per rafforzare la politica agricola comune, renderla meno burocratica e farne un vero strumento per la competitività delle imprese.
Questo primo passo è una risposta alle proteste degli agricoltori. Penso sia doveroso ringraziare i sindacati agricoli europei e italiani che sono riusciti a trasformare la rabbia in proposte concrete. I Governi, tranne la Germania che si è astenuta, hanno tutti votato favorevolmente. Se vogliamo però che la semplificazione sia percepita dagli agricoltori, dobbiamo anche riformare il sistema di gestione della PAC a livello italiano e regionale. Perché gli ultimi 100 metri sono spesso i più complessi da fare.
L’Italia ha 20 sistemi PAC diversi, uno per ogni regione, ognuno con problemi seri di efficacia. Gli agricoltori che hanno le terre a cavallo fra due regioni sanno bene quanto tutto ciò sia pensante da gestire. Il ministero dell’agricoltura non ha dato linee guide nazionali per il pilastro 2 quindi ogni regione va in autonomia, non aprendo tutti gli strumenti messi a disposizione, con la conseguenza che rimanderemo dei soldi a Bruxelles. Se non spendiamo neppure i fondi che abbiamo a disposizione, al prossimo giro sarà difficile difendere il budget della PAC, che già è attaccato da un’ideologia ultra green.
Il ministro Lollobrigida esulta e rivendica un successo del governo Meloni nel negoziato, ma il vero successo lo si vedrà nella messa a terra. Perché se si semplifica a Bruxelles ma si lascia la burocrazia in locale, il risultato non cambia più di tanto. Lo ha affermato Caterina Avanza, responsabile agricoltura di Azione, candidata per la lista Azione Siamo Europei nel Nord Ovest.