Europee agricoltura. Programma di Azione: Farm to Fork irrealizzabile, velocizzare autorizzazioni biocontrolli e implementare nuove tecniche genomiche

ROMA – “Siamo europei” è il tema del programma che per l’Europee ha presentato il partito di Carlo Calenda, Azione. L’agricoltura gode di un ampio capitolo che parte dal problema del cambiamento climatico, il reddito degli agricoltori, ricambio generazionale e incentivi ai giovani. Per ogni punto sono elencate le criticità e le possibili soluzioni proposte dal partito.

Analizziamo le proposte dei singoli partiti nei loro programmi elettorali, in vista delle elezioni europee l’8 e 9 giugno.

Ecco di seguito il programma integrale di Azione.

AGRICOLTURA

Nel 2050 ci saranno 9 miliardi di persone sulla Terra. Il sistema agroalimentare
attuale è in grado di fornire una dieta sostenibile ed equilibrata solo a poco più di 3
miliardi di persone. Per sfamare questo quantitativo di persone con l’attuale sistema
agricolo servirebbero due miliardi di ettari di terreno aggiuntivi. In pratica,
servirebbero altri due pianeti e il doppio dell’acqua di cui disponiamo oggi. Per
garantire la sopravvivenza alle generazioni future, la soluzione deve essere produrre di
più ma soprattutto produrre meglio, preservando le risorse idriche, la qualità dei suoli
e la biodiversità.

Promuovere un piano europeo per l’adattamento al cambiamento climatico

Criticità – I cambiamenti climatici potrebbero ridurre il valore dell’agricoltura europea del 16% entro il 2050 a causa dell’aumento di eventi climatici estremi. Negli ultimi anni questi
fenomeni sono aumentati notevolmente di intensità, soprattutto per quanto riguarda
la siccità e la progressiva diminuzione delle precipitazioni. Il 2023 è stato l’anno più
caldo di sempre, con l’aumento della temperatura media globale vicina a +1,5 gradi.
Nel 2022 in Italia si è registrata una diminuzione di circa il 45% della pioggia e di circa
il 70% della neve rispetto alle medie degli ultimi anni, mentre nel 2023 il volume delle
precipitazioni è tornato a salire, ma con una distribuzione nel corso dell’anno diversa:
ad esempio, in Emilia-Romagna in soli due giorni è piovuto lo stesso quantitativo
d’acqua che solitamente si registra in circa tre mesi. Non si è trattato di un caso isolato:
nel 2023 si sono registrati 378 eventi estremi, più di uno al giorno, con un aumento di
più del 20% rispetto al 2022. Nei prossimi anni è ragionevole aspettarsi una progressiva
riduzione delle precipitazioni, o quanto meno una loro concentrazione in alcune
stagioni. Anche questa seconda ipotesi rappresenterebbe un problema rilevante,
come dimostrato dal susseguirsi di eventi alluvionali nell’ultimo anno.

Proposte – Adottare misure adeguate a ridurre al minimo i danni provocati dai cambiamenti climatici. È necessario rivolgere particolare attenzione alle risorse idriche, sviluppando sistemi di irrigazione attraverso il riuso delle acque di depurazione. Tali pratiche di riutilizzo in ambito agricolo offrono il vantaggio di un apporto implicito alle colture di nutrienti data la migliore qualità dell’acqua utilizzata. Esempio: ad oggi il potenziale di riutilizzo idrico è pari al 23%, ma solo il 4% del totale delle acque reflue depurate è effettivamente destinato al riutilizzo in agricoltura. In alcune regioni, come
l’Emilia-Romagna, gli effluenti depurati potrebbero coprire fino al 73% dei fabbisogni irrigui.

Proteggere il reddito degli agricoltori

Criticità – Gli agricoltori europei hanno dei redditi pari a circa la metà del salario medio dell’UE, anche a causa dell’organizzazione delle grandi catene di distribuzione, che grazie al loro forte potere contrattuale riescono ad influenzare al ribasso il prezzo di vendita dei
prodotti.

Proposte – Invertire il meccanismo di formazione dei prezzi per proteggere il reddito degli
agricoltori, dando maggior potere contrattuale agli agricoltori, per garantire una
giusta redistribuzione del valore su tutta la filiera e un prezzo accessibile per il
consumatore finale. Laddove gli agricoltori sono organizzati in gruppi di produttori,
riescono ad avere potere contrattuale e quindi a farsi pagare il giusto prezzo.
Esempio: favorire la crescita delle organizzazioni di produttori, che riescono ad avere maggior potere contrattuale e a farsi pagare il giusto prezzo.

Ridiscutere gli obiettivi ambientali nel settore agricolo fissati dall’Unione Europea.

Criticità – L’attuale impianto della Farm to Fork è irrealizzabile. Gli obiettivi e le modalità di
implementazione sono stati fissati senza tenere conto dell’impatto sulle imprese e
sulla produzione, ed alcuni studi (realizzati sia dal centro studi della Commissione che
da diverse università) hanno dimostrato che il rispetto di tali obiettivi provocherebbe
la diminuzione della produzione alimentare europea del 40%. Inoltre, produrre meno in
Europa significa delocalizzare le nostre emissioni, importando una maggior quantità
di cibo da Paesi in cui non vigono gli standard di qualità e ambientali dell’Unione.

Proposte – È di fondamentale importanza rivedere gli obiettivi ambientali nel settore agricolo per conciliare la sostenibilità ambientale e la competitività delle aziende del
comparto. Per fare questo, proponiamo innanzitutto di ridiscutere gli obiettivi
intermedi della Farm to Fork. Inoltre, è necessario modificare e velocizzare il sistema di
autorizzazione per i biocontrolli, che oggi richiede 8 anni, accelerare l’implementazione
delle Nuove tecniche genomiche (TEA, Tecniche di Evoluzione assistita) per ottenere
colture più resistenti alla siccità e alle malattie, armonizzare le molecole autorizzate in
tutti i paesi dell’Unione così da evitare la concorrenza sleale fra gli Stati membri e non
prevedere divieti di utilizzo di molecole senza alternative economicamente sostenibile
e tecnicamente efficaci. Esempio: senza alternative meno inquinanti, l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso dei pesticidi entro il 2030 avrà effetti negativi sulla produzione e comporterà una maggiore importazione di prodotti meno controllati.

Favorire il ricambio generazionale in ambito agricolo

Criticità – In Italia l’età media degli agricoltori è pari a 57 anni, a fronte di un’età media della popolazione occupabile pari a 42,4 anni. Per ogni imprenditore agricolo under 40 ce
ne sono quattro over 65. Le aziende agricole italiane con a capo un under 40 sono solo
il 9% del totale, un dato in calo e comunque inferiore alla media europea, pari all’11%.
Allo stesso tempo, l’Italia presenta un’incidenza di imprenditori agricoli over 65 pari al
37%, contro una media europea pari al 30%. Uno degli ostacoli principali all’avvio di
nuove imprese o all’ampliamento delle esistenti da parte dei giovani è rappresentato
dall’investimento iniziale in capitale fondiario.

Proposte – Per mettere i giovani nelle condizioni di sviluppare e condurre aziende competitive, proponiamo di portare dal 3% al 5% la quota di fondi PAC destinati ai pagamenti diretti per i giovani agricoltori e di estendere lo status di “giovane agricoltore” da 5 a 10 anni, stato giuridico che consente di accedere a diversi benefici economici.
Esempio: con l’aumento dei fondi destinati ai giovani agricoltori si avrebbero a disposizione
circa 8 miliardi di euro in più per questa categoria.

 

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