PADOVA – Le ulteriori piogge che hanno colpito la notte scorsa e stamattina il Padovano hanno aggravato ulteriormente una situazione già compromessa dai nubifragi dei giorni scorso.
Nella Bassa Padovana ci sono ampie aree inondate, con agricoltori che hanno perso tutto. La situazione è gravissima nelle aree dell’Estense e del Montagnanese, dove il prosciugamento dei terreni era iniziato soltanto domenica, ma che ora ha dovuto essere interrotto a causa delle nuove piogge. A Megliadino San Fidenzio un allevatore ha dovuto spostare in stalle ospitanti 2.800 vitelloni che erano rimasti sott’acqua. Danni anche alle coltivazioni orticole, ai frutteti e ai vigneti per l’impossibilità di effettuare interventi fitosanitari a seguito delle piogge.
“La situazione è drammatica. Diecimila ettari di terreni allagati, per oltre 10 milioni di euro di danni – riferisce Michele Barbetta, presidente di Confagricoltura Padova -. Perdite pressoché totali per mais e soia, da poco seminati, così come per i cereali autunno vernini come frumento e orzo, che avrebbero dovuto essere raccolti tra pochi giorni. Danni anche alle strutture aziendali, come allevamenti e magazzini. È chiaro che ampie aree della Bassa Padovana sono soggette ad allagamenti periodici e quindi è doveroso che gli agricoltori vengano prontamente indennizzati con il fondo regionale istituito per la costituzione di bacini di contenimento delle acque in eccesso.
Ma il punto chiave è il Fratta Gorzone, dato che le cause degli allagamenti degli ultimi quindici anni vanno ricercate negli alti livelli idrometrici raggiunti dal corso d’acqua, ricettore principale delle acque di bonifica, che da decenni non è sottoposto a una manutenzione e a una pulizia efficace. È dal 2008 che i terreni agricoli finiscono sott’acqua nelle zone più depresse e, con i cambiamenti climatici, gli eventi estremi si verificano con crescente intensità. Il Consorzio di bonifica Adige Euganeo aveva proposto, su sollecitazione di Confagricoltura, un progetto di depurazione e di escavazione di una porzione dei sedimenti depositati nell’alveo del fiume Fratta, in collaborazione con l’Università di Padova, ma dalla Regione Veneto, che dovrebbe finanziarlo, non è mai giunta risposta. Sono 80 anni che non si pulisce il fondo del Fratta: come possiamo pensare che possa portare via tutta quest’acqua che arriva dal cielo?”.
A farne le spese sono le aziende agricole, alcune delle quali non sanno se e quando riusciranno a risollevarsi dall’ennesima alluvione che colpisce questi territori. Ernesto Bucciante, legale rappresentante della cooperativa Coser, ha lavorato giorno e notte con gli operai per spostare 2.800 vitelloni, con otto camion a rimorchio e varie motrici, che erano finiti con la pancia sott’acqua nell’allevamento di Megliadino San Fidenzio. Circa 250 capi hanno dovuto essere macellati, tra bovini morti e feriti e altri impossibilitati ad essere collocati.
“Già tra mercoledì e giovedì della scorsa settimana, con le prime piogge, abbiamo iniziato a travasare acqua e a mettere in sicurezza gli animali. Ma sabato, con l’onda d’acqua, gli animali sono stati sommersi e la situazione è precipitata. Abbiamo lavorato fino a oggi per spostare i vitelloni nelle aziende vicine e nelle stalle di allevatori limitrofi, che gentilmente li hanno ospitati. Ora è un disastro: l’impianto di biogas e quello fotovoltaico sono sott’acqua, così come gli insilati e gli sfarinati per sfamare gli animali. Dovremo svuotare tutto l’allevamento e far ripartire gli impianti, oltre a riordinare tutta l’alimentazione. È il terzo evento disastroso che subiamo: 2010, 2014 e 2024. Non so se stavolta ci rialzeremo, dopo tutti gli investimenti, gli ampliamenti e le nuove tecnologie acquistate. Quello che voglio denunciare è la mancata comunicazione da parte degli enti dell’onda d’acqua che stava per arrivare, nonostante le nostre continue telefonate e richieste di aiuto. Fossimo stati avvisati in tempo, avremmo ridotto i danni”.
Quadro gravissimo anche per le aziende cerealicole di Michela e Luciano Fin: 50 ettari coltivati ad orzo e frumento allagati, con tutto il raccolto da buttare. “Le piogge di stanotte e stamattina hanno inondato ulteriormente i campi a frumento di Megliadino San Vitale e quelli a orzo di Casale di Scodosia – spiega Michela -. Quelli di Montagnana e di Borgo Veneto erano già sommersi e l’orzo e il frumento, che dovevamo raccogliere in questi giorni, sono andati persi. Non potremo neppure fare il secondo raccolto, che avevamo programmato perché i prezzi dei cereali sono in discesa e speravamo, così, di recuperare di più. Inoltre, dovremo aspettare che l’acqua defluisca e capire come intervenire per rimuovere tutta la melma. L’assicurazione coprirà il 50 per cento dei danni, pagando a dicembre, e intanto dovremo pagare i fornitori chiedendo un prestito in banca. Ci auguriamo che Avepa e il fondo Agricat di aiutino a ristorare i danni, che stimiamo in quasi 100.000 euro”.