ROMA – L’8 e il 9 giugno prossimi anche gli italiani saranno chiamati al rinnovo delle cariche politiche del Parlamento Europeo. Un dovere, quello del voto in sede comunitaria, che negli anni è cresciuto nel suo valore. L’agricoltura, da sempre, è stato uno degli assi attorno al quale sono ruotate le politiche europee.
Nel 2019 è arrivata la stesura del cosiddetto “Green deal”, il patto verde per il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, che ha messo l’agricoltura al centro della transizione ecologica con la strategia “Dal produttore al consumatore” (Farm to fork) che ha tra gli obiettivi quello di garantire alimenti nutrienti in quantità sufficienti e a prezzi accessibili, dimezzare l’uso di pesticidi e fertilizzanti, aumentare la superficie coltivata con metodo biologico, ridurre le perdite e gli sprechi alimentari, migliorare il benessere degli animali.
Nel 2021 è stata approvata la nuova Politica agricola comune (Pac) in vigore per gli anni 2023-2027 con l’intento, tra le altre cose, di rafforzare il contributo dell’agricoltura agli obiettivi ambientali e climatici dell’Unione europea introducendo alcuni vincoli ambientali e destinando il 25 per cento dei fondi ai piccoli agricoltori con programmi ambiziosi dal punto di vista della conservazione degli ecosistemi. E’ proprio dai temi della Pac che in diversi paesi europei, Italia compresa, si sono sollevate le proteste dei “trattori” che sono arrivate davanti a Bruxelles.
Vediamo come i partiti italiani inseriscono l’agricoltura nella propria agenda elettorale in vista del voto di giugno.
Un Green deal ‘dal cuore rosso’ è la proposta del PD per le elezioni