Ripalta Arpina (CR) – Grazie al gioco di squadra fra TIMAC AGRO Italia, player di primo piano a livello nazionale nel settore della nutrizione vegetale, e l’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, entra in fase operativa un progetto dedicato all’agricoltura romagnola, in particolar modo della provincia ravennate, finalizzato a restituire fertilità al suolo dopo la devastante alluvione del maggio 2023.
Sono numerosi gli agricoltori che hanno ancora difficoltà a tornare ai regimi di produzione pre-alluvione: l’acqua ha lasciato sui terreni allagati uno spesso strato di limo e sabbia fine, ma anche inquinanti di varia natura oltre ad alterazioni della falda che, in alcune aree, si rivelano tuttora un ostacolo per la normale ripresa dell’attività agricola. Il recupero delle potenzialità produttive rappresenta pertanto un’esigenza diffusa per il comprensorio del Ravennate, rivendicata da Apimai Ravenna, la realtà che raduna gli Agromeccanici della Romagna e parte Bolognese guidata dal direttore Roberto Scozzoli.
I numeri sono rilevanti: “Parliamo di circa 8mila aziende coinvolte – dichiara Scozzoli –ringraziamo TIMAC AGRO Italia e l’Ateneo di Bari per essere al nostro fianco in un cammino faticoso ma volto al ripristino graduale della normalità”.
I ricercatori che hanno dato il via al progetto condiviso da Uniba e l’azienda, che può contare sul supporto scientifico del Centro Mondiale dell’Innovazione di Groupe Roullier a Saint Malo – di cui TIMAC AGRO è parte – intendono fornire soluzioni concrete e all’avanguardia a tutti gli operatori del settore.
A giocare un ruolo chiave nella diffusione del progetto, grazie al forte legame consolidato con il territorio, è il Consorzio Agrario di Ravenna, con cui TIMAC AGRO Italia ha instaurato nel corso degli anni una virtuosa collaborazione.
Punto di partenza è lo studio del cambiamento climatico, per indagare gli effetti che le inondazioni hanno indotto sul suolo e il loro impatto sulle risorse idriche sotterranee, delineando così una base scientifica volta a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione, tenendo conto, inoltre, dell’attuale innalzamento del livello del mare.
“Siamo orgogliosi di poter dare il nostro contributo al pieno ripristino della produttività di un importante comprensorio agricolo del nostro Paese, non solo per il valore espresso dal suo tessuto socioeconomico ma anche per la capacità di resilienza che ha dimostrato in una fase molto critica a causa dell’alluvione dello scorso anno – dichiara Pierluigi Sassi, amministratore delegato di TIMAC AGRO Italia –. Da sempre la ricerca rappresenta un pilastro della nostra strategia aziendale e un fulcro di crescita e sviluppo che vogliamo continuare a valorizzare – sottolinea – per offrire agli agricoltori le migliori soluzioni per governare le sfide del presente e del futuro. La visione, la capacità di immaginare e sviluppare risposte efficaci ai possibili scenari futuri, generati in prima istanza dall’evoluzione del cambiamento climatico – aggiunge Sassi – è ciò che distingue l’azione di TIMAC AGRO Italia nel settore della fertilizzazione. La sinergia con i nostri partner e stakeholder, in questa prospettiva, risulta essenziale”.
Il progetto si svilupperà su un arco temporale di tre anni, durante il quale gli esperti prevedono anche la calibrazione di uno scanner spettroscopico di ultima generazione, utilizzato per la rilevazione e la spazializzazione di dati fisico-chimico dei suoli, direttamente sul campo.
Gli studiosi si occuperanno di analizzare la fertilità dei terreni attraverso la valutazione di una serie di indicatori (come l’accumulo di gas, la riduzione di alcuni nutrienti, la radiazione solare assorbita, ecc.) e al contempo esamineranno la caratterizzazione granulometrica del particolato solido e la porosità del suolo oltre alle caratteristiche fisico chimiche delle falde del territorio.
Non solo: sarà utilizzata anche l’analisi satellitare. Le alluvioni influiscono sulla temperatura del suolo e una parte del progetto consisterà nel confronto degli indici satellitari prima e dopo l’inondazione, per classificare le zone per intensità dell’evento e, di seguito, definire la metodologia di campionamento spaziale da adottare.
Saranno inoltre implementati modelli numerici idrogeologici che possano simulare gli eventuali impatti di inquinamento in futuri scenari, conseguenti a eventi alluvionali di intensità e durata variabile.