FIRENZE – Dopo le proteste degli agricoltori in mezza Europa nei mesi scorsi, e in parte anche in Italia, a Bruxelles è stata fatta una marcia indietro su alcuni punti, talvolta simbolici più che sostanziali, della PAC 2023-2027, attualmente in vigore.
Una mini-riforma realizzata in un mese o poco più, per andare incontro alle proteste-proposte del mondo agricolo. Tempi rapidi in vista delle elezioni europee di giugno.
Ma, che cosa è cambiato? La Pac attuale va bene per l’agricoltura italiana? E come sarà invece la prossima PAC, quella post 2027?
Lo abbiamo chiesto al professor Angelo Frascarelli, Università di Perugia (Dipartimento scienze agrarie, alimentari ed ambientali), a margine di un convegno dedicato a PAC e elezioni europee organizzato da Cia Toscana, che si è svolto a Firenze.
PAC 2023-2027 cosa è cambiato nelle ultime settimane?
Il 15 marzo 2024 la Commissione europea ha proposto una mini-riforma approvata solo dopo un mese e mezzo. Appena un anno dopo l’entrata in vigore della PAC: che va incontro agli agricoltori, con meno vincoli ambientali. Ci si è resi conto che i vincoli ambientali erano troppo elevati, a fronte di una riduzione delle risorse per il pagamento di base veniva chiesto agli agricoltori di fare la rotazione, cambiare coltura una volta l’anno, di destinare il 4% dei terreni a seminativo ad aree non produttive tra cui terreni a riposo. Veniva richiesto di fare una copertura vegetale durante l’anno nei periodi invernali per poter ridurre le erosioni del suolo. Tutte cose in un certo senso giuste che vanno nella direzione di una transizione ecologica, ma troppo impegnative per gli agricoltori rispetto al sostegno.
Sono alcuni esempi per dire che questa mini-riforma fa un alleggerimento, al posto della rotazione ci sarà un metodo più sostenibile degli agricoltori che si chiama “diversificazione colturale”, il vecchio greening, poi è stato eliminato l’obbligo del 4% dei terreni a riposo, e alleggeriti altre norme della condizionalità.
Questa mini-riforma approvata da meno di un mese, entrerà in vigore retroattivamente dal 1 gennaio 2024, quindi una buona notizia per gli agricoltori.
La PAC non nasce da un giorno all’altro: non potevamo accorgersene prima che alcune cose non andavano?
Vera questa osservazione, perché la PAC è stata discussa per ben 6 anni, dal 2017 al 2022, però tutta l’attenzione degli agricoltori e delle organizzazioni è stata rivolta a difendere il budget. Teniamo conto anche ancora oggi il 33% del budget dell’Unione europea viene destinato alla Pac, c’era il rischio di una riduzione al 25%. Per difendere il budget nella fase di approvazione è stata cercata l’alleanza con gli ambientalisti, sindacati e altri componenti della società ed è stato dato forse un po’ troppo dal punto di vista di vincoli ambientali, ce ne siamo resi conto dopo un anno di approvazione. E’ vero che nella fase di approvazione della Pac abbiamo tenuto più a mantenere il budget ma non ci siamo resi conto che questa riforma calata nelle nostre campagne aveva elementi di difficoltà.
E dopo il 2027 che PAC avremo?
Ci sarà una Pac dal 2028 al 2034 un nuovo settennio, il dibattito è ancora solo a livello tecnico perché a livello politico inizierà solo dopo le elezioni europee e la PAC prenderà una direzione anche in funzione di chi vincerà le elezioni europee.
Però dobbiamo dire che ci sono alcune cose che si stanno cominciando a discutere: non ci saranno più i titoli della PAC, bisognerà ridiscutere se i pagamenti diretti ancora legarli ad ettaro come adesso, oppure legarli al lavoro o al sequestro di carbonio e poi si sta discutendo come risolvere uno dei più grandi problemi che ha oggi l’agricoltura che sono le conseguenze negative delle avversità climatiche. Quindi anche come andare incontro a quegli agricoltori che vengono continuamente colpiti dalle avversità climatiche, che sia l’eccesso di pioggia, la grandine o la siccità.