MILANO – Le recenti intense piogge e l’assenza di giornate continue di sole hanno provocato enormi danni alle produzioni di mais della Lombardia, con una perdita stimata in due mesi di produzioni del cereale.
“Un danno economico ingente per gli agricoltori, che hanno perso tutto il primo raccolto di foraggere e prati stabili per la produzione di fieno e insilati, con una contestuale assenza di prodotto per gli allevamenti che porterà gli allevatori a dover riformulare l’alimentazione facendo investimenti non previsti”, spiega il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola.
Le continue piogge e l’assenza di almeno 4-5 giorni continui di sole creano problemi a chi aveva già iniziato la semina ma anche agli agricoltori già pronti per effettuare il primo raccolto.
Chi deve ancora seminare si trova infatti a non poter lavorare un terreno che necessita di sole continuo per asciugarsi, lasciando perciò inutilizzati quegli appezzamenti destinati esclusivamente al mais.
Ma il problema più grosso è per chi invece aveva già seminato: il ristagno idrico fa aumentare gli attacchi fungini e la marcescenza del colletto, facendo in pratica morire la pianta.
“Le piantagioni che sono sopravvissute alle piogge sono comunque composte da piante sotto stress, quindi di basso valore nutrizionale. “dichiara Maccazzola. “Oltre al mais penso ai loietti per fare il fieno: se non sono stati tagliati in quel breve periodo di bel tempo di pochi giorni fa, oltre a perdere valore nutritivo perdono anche quello economico.”
Le previsioni meteo per i prossimi giorni non sembrano mostrare miglioramenti, sono infatti previste piogge almeno fino alla prima metà di giugno. “Andare a seminare mais a giugno, quando negli altri anni le semine finivano al massimo verso la fine di aprile, fa capire il grado di emergenza per il settore. Serve una finestra di almeno dieci giorni di sole per riuscire a seminare e provare a recuperare le coltivazioni, consapevoli che due mesi sono stati persi” spiega ancora il presidente di Cia Lombardia.
“Gli allevamenti si troveranno in grande difficoltà perché le scorte sono calcolate in funzione di stagioni normali, mancheranno quindi i trinciati del mais che sono l’alimento principale degli animali e servirà trovare alternative economicamente molto onerose. Per gli agricoltori invece si spera che riescano a recuperare due mesi di lavoro perso senza provocare danni economici in un periodo già difficile per tutto il nostro settore.” conclude il presidente di Cia Lombardia, Paolo Maccazzola.