GROSSETO – A inizio maggio sale nuovamente il prezzo medio all’origine degli oli extravergine di oliva prodotti in Europa.
L’aumento, dopo la flessione degli ultimi mesi in tutte le piazze europee che si è sviluppata a seguito del crollo dei prezzi (fino al 10%) dell’olio extravergine spagnolo, è sostenuto dall’incertezza dei mercati nei confronti dei volumi e della qualità delle scorte di materia prima che serviranno fino alla prossima campagna olearia.
Guardando all’area del Mediterraneo, l’Italia rappresenta un’eccezione: qui i prezzi all’origine sono rimasti pressoché stabili dallo scorso gennaio, gli scambi sono risultati meno sensibili alle forti fluttuazioni riscontrate sui mercati internazionali e la produzione nazionale non risulta in grado di soddisfare la domanda interna. È il quadro che emerge dall’Osservatorio mensile di Certified Origins, tra i principali produttori e distributori di olio d’oliva extravergine certificato (IGP e DOP), oli mono-origine e blend tracciabili a marchio privato.
L’eco dell’effetto “Spagna” di aprile
Le abbondanti piogge nella penisola iberica – dove si produce circa il 50% degli oli d’oliva consumati a livello mondiale -, la prospettiva di una raccolta 2024-2025 abbondante e la diminuzione dei consumi interni di inizio anno, hanno contribuito a un generale ribasso del prezzo degli oli EVO, vergini e raffinati. L’insieme di questi fattori ha inoltre spinto i produttori spagnoli a immettere sul mercato parte delle scorte accumulate, determinando di riflesso un ribasso dei prezzi anche negli altri principali paesi produttori.
Gli ultimi dati della Commissione Europea mostrano che i consumi interni si stanno riprendendo dopo l’aumento dei prezzi tra il 2023 e il 2024. Inoltre, le grandi esportazioni dalla Spagna hanno messo in evidenza il problema della mancanza di scorte sufficienti per la prossima campagna. Di conseguenza, i prezzi sono aumentati in tutta Europa.
La situazione in Italia
Il prezzo medio dell’olio EVO italiano rimane sostenuto e pressoché invariato da gennaio (circa 9.50 €/Kg). Il Paese deve comunque fare i conti con il divario tra la produzione nazionale, le giacenze a disposizione e la domanda interna e dei mercati esteri.
I consumi nazionali, da soli, assorbono infatti tra le 400 e le 550 mila tonnellate all’anno, ovvero un volume quasi doppio rispetto quanto viene prodotto da oliveti e frantoi italiani, che mediamente forniscono 290 mila tonnellate tra olio Extra Vergine e categorie inferiori.
L’andamento dei prezzi nel Mediterraneo
In Spagna, il prezzo all’origine medio – dopo aver toccato temporaneamente la soglia di 7.50 €/Kg in aprile (-17% vs. 9.00 €/Kg a gennaio 2024) – è tornato a salire, raggiungendo i 7.85 €/Kg. Anche il mercato dell’olio EVO tunisino ha seguito queste flessioni, con scambi nel mese di aprile a 7.35 €/KG e a 7.95 €/KG nel mese di maggio. In Grecia, dove la disponibilità di olio è stata inferiore agli altri paesi osservati, il mercato è risultato meno dinamico e il prezzo medio è rimasto pressoché stabile intorno agli 8.35 €/KG.
La situazione in Spagna
Alla fine di maggio, la piattaforma governativa della Junta de Andalucía ha rilevato prezzi all’origine medi pari a 8.51 €/Kg per l’olio EVO, 7.43 €/Kg per l’olio d’oliva vergine e 6.80 €/Kg per l’olio d’oliva lampante. Dopo una lunga siccità, le abbondanti piogge di aprile hanno aiutato la Spagna a ripristinare le riserve idriche nella regione dell’Andalusia, portandole al 43% della capacità, con un aumento del 29% rispetto al 2023. Se ciò va inteso positivamente in vista del raccolto 2024/25, i consumi interni in ripresa e il commercio verso l’estero in aumento stanno sollevando dubbi sulla capacità del Paese di soddisfare la domanda globale nei prossimi sei mesi. La Spagna e quindi l’Europa si stanno avvicinando alla prossima campagna con giacenze ridotte: nel territorio iberico risultano infatti disponibili circa 660 mila tonnellate di olio d’oliva, di cui circa il 30% già riservato per i contratti con i grandi imbottigliatori. Sebbene ci sia ottimismo per la prossima campagna, persiste il rischio reale di un aumento significativo dei prezzi a livello mondiale in caso di imprevisti dovuti a eventi climatici o a variazioni nei consumi globali.
“Investire nella filiera agricola italiana e nella sua trasformazione è il primo modo per affrontare le difficoltà e le incertezze che interessano sempre di più il settore dell’olio – commenta Giovanni Quaratesi, Head of Corporate Global Affairs di Certified Origins –. Sappiamo che la qualità degli Extra Vergine italiani e la professionalità delle nostre aziende sono apprezzate nel mondo. I dati degli ultimi anni indicano però che la nostra produzione agricola non è sufficiente neppure a soddisfare la domanda interna. Oggi abbiamo l’opportunità di ridurre parzialmente il divario tra domanda e offerta attraverso interventi a lungo termine che promuovano lo sviluppo di nuovi impianti e il recupero degli oliveti abbandonati. Serve una nuova visione che renda il settore resiliente e capace di affrontare queste nuove dinamiche del mercato che rischiano altrimenti di creare squilibri commerciali di grande impatto sulle aziende e sui cittadini”.