VERONA – Mais e fieno, oltre alle ciliegie, sono le vittime principali delle piogge intense e continue che hanno caratterizzato, oltre al mese di maggio, anche i primi giorni di giugno. Il bilancio è pesante: le piantagioni di granturco sono in stress da asfissia e si calcolano possibili perdite del 20-30 % del prodotto. Per quanto riguarda il fieno è andato perso il maggengo, cioè il primo taglio, e si teme una scarsa qualità del futuro raccolto.
“È stato un mese di piovosità anomala, che ha causato grande sofferenza al mais, soprattutto dove ci sono stati allagamenti – spiega Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona -. In alcune zone i danni sono ingenti, con probabili perdite di produzione. In altre il quadro è a macchia di leopardo: c’è chi ha seminato molto presto e si è salvato, chi ha seminato tardi e ha perso tutto, con asfissia radicale delle piante. Ora tutte le semine sono in ritardo, a causa delle piogge, compresa quella della soia. Però voglio essere ottimista e sperare che, se il tempo si mette a posto, si possa cercare di recuperare il gap. Per le foraggere abbiamo perso tutto il primo raccolto per la produzione di fieno, con peggioramento della qualità. Come quantità, tuttavia, ci auguriamo di riuscire a recuperare”.
Per le ciliegie, invece, la situazione è già in gran parte compromessa. “A causa del maltempo abbiamo perso la maggior parte delle precoci – dice Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona –, ma speravamo che il tempo si aggiustasse come era accaduto lo scorso anno. Invece altri quindici giorni di pioggia, uniti a sbalzi di temperatura e grandine, hanno guastato anche le varietà medie, condanni del 50-60%. Quindi una produzione che sarà quantitativamente scarsa, con una raccolta molto più difficoltosa e laboriosa a causa del certosino lavoro di selezione. Quindi costi più elevati rispetto alle annate normali, a fronte di quantitativi ridotti. Pare che da mercoledì il tempo migliori e si apra una fase di stabilità. Speriamo che sia davvero così, perché ci sono ancora molte varietà da raccogliere e perché il caldo e il sole possono anche spingere i consumi”.