VERONA – Il 2024 segna la ripresa per la barbabietola da zucchero, dopo anni di difficoltà segnati dal calo delle superfici e dei prezzi. In Veneto gli ettari investiti quest’anno nella coltura sono oltre 8.500, in netto aumento rispetto ai 6.600 ettari del 2023. Un ottimo risultato, considerando che non tutti i produttori sono riusciti a seminare in tempo tra febbraio e marzo, a causa del maltempo.
“Quest’anno contiamo un 30% in più coltivato a barbabietole – spiega Carlo Pasti, presidente del settore bieticoltura di Confagricoltura Veneto -. Il motivo è che il prezzo europeo dello zucchero è risalito a 600-700 euro a tonnellata rispetto ai 380-400 di qualche anno fa. L’anno scorso la cooperativa Coprob, che riunisce i produttori bieticoli ed è proprietaria dei due zuccherifici italiani rimasti, Pontelongo nel Padovano e Minerbio nel Bolognese, ha incassato mediamente 950-1.000 euro a tonnellata di zucchero. Di conseguenza anche le barbabietole sono state pagate meglio, passando da 33-34 euro a 60 euro a tonnellata. Nel frattempo, il prezzo dei cereali è collassato e perciò la barbabietola è diventata un’ottima alternativa. E questa è una buona cosa, perché la coltura in Veneto è sempre stata importante. Confagricoltura da sempre sostiene la bieticoltura per l’importante valore agronomico che conserva all’interno delle rotazioni colturali e anche per la presenza nel territorio di uno dei pochi siti produttivi rimasti in Italia, rappresentato dallo stabilimento di Pontelongo”.
Nella regione gli investimenti sono concentrati principalmente nelle province di Rovigo (2.600 ettari, dati 2023 di Veneto Agricoltura) e Venezia (2.300 ettari), seguite da Padova (1.060 ettari), che insieme rappresentano quasi il 90% degli ettari regionali. In Veneto comunque adesso stiamo lavorando bene, con lo stabilimento che lavora le bietole in provincia di Padova – dice Pasti -. In Italia il grosso delle barbabietole lo produciamo noi e l’Emilia-Romagna, ma qualcosa si sta cominciando a fare tra Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia e Marche. L’obiettivo è arrivare a 32.000-34.000 ettari, perché gli zuccherifici hanno ognuno una capacità di lavorazione di 16.000 ettari, ma se vanno sotto i costi fissi diventano alti. La cooperativa Coprob, proprietaria degli zuccherifici, riunisce circa 4.000 produttori, per un bacino bieticolo di 29.000 ettari. Speriamo di tornare a produrre 240.000-250.000 tonnellate di zucchero, fornendo una materia prima di cui l’Italia ha bisogno, essendo autosufficiente solo al 20%”.
Lo zucchero ottenuto viene commercializzato in Italia, con il marchio di Italia Zuccheri. “È un prodotto molto richiesto, anche se ha un costo leggermente più alto rispetto a quello d’importazione – scandisce il presidente – . La differenza sta nel rispetto dell’ambiente e dei contratti lavorativi, senza sfruttamento della manodopera. Le industrie italiane apprezzano il nostro sforzo e utilizzano il nostro prodotto, indicandolo in etichetta, premiandoci con qualche euro in più”.
Stefano Casalini, presidente della sezione bieticoltori di Confagricoltura Rovigo, conferma il buon momento per il settore: “La barbabietola quest’anno ci sta dando un’opportunità in più di coltivare, perché con i cereali siamo stretti in una morsa tra costi alti e prezzi in caduta. Bisognava assolutamente diversificare, e perciò le aziende hanno ampliato la superficie, contando sulla proposta di Coprob che ha mantenuto un prezzo interessante per i produttori. Non tutto si è concretizzato al meglio, perché le semine sono state disturbate dal meteo in maniera importante. Una parte degli agricoltori è riuscita a seminare nel periodo ottimale, cioè tra fine febbraio e i primi di marzo, mentre altri lo hanno fatto tardivamente fino a fine aprile. Speriamo che il risultato sia buono per tutti. Il Polesine è la culla della barbabietola in Veneto e fino alla fine degli anni Novanta contavamo parecchi zuccherifici. Negli anni Duemila la riforma dello zucchero Ue ha portato alla chiusura degli stabilimenti, tra cui quelli di punta a Contarina e Bottrighe, ma fortunatamente è rimasto quello vicino di Campolongo, nel Padovano, e guai a perderlo. Il Delta del Po continua ad essere il terreno più vocato per la coltura, ma anche il medio Polesine, da Polesella a Villadose, vede molte aziende impegnate nella produzione. Nell’Alto Polesine la barbabietola è un po’ scomparsa, anche se resistono alcune storiche aziende del settore”.