ROMA – A ridosso dell’inizio della Raccolta dell’Orzo 2024, Campus Peroni, il centro di eccellenza nato della collaborazione tra Birra Peroni e il CREA, il Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria, ha riunito alcuni dei suoi principali partner presso il CERB, il Centro di ricerca per l’eccellenza della Birra dell’Università di Perugia.
L’appuntamento è stato un’occasione di confronto sullo stato di salute della filiera brassicola e le principali sfide per il suo futuro, in particolare guardando ai temi del cambiamento climatico, oltre che un’opportunità per visitare il FIELD LAB, il Laboratorio di pieno campo per l’agronomia e le colture erbacee del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università di Perugia, dotato delle attrezzature e delle strutture necessarie alla conduzione di esperimenti su sistemi colturali erbacei oltre che, tra gli altri, studi di eco-fisiologia, di agricoltura biologica e circolare, sui sistemi produttivi per le filiere agroalimentari, bioenergetiche e della chimica verde.
Insieme a Massimo Fortunato, Sustainable Development Manager di Birra Peroni, erano presenti all’incontro Ombretta Marconi, Professoressa Associata del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, Università degli Studi di Perugia e Direttrice del CERB, Michela Farneselli, Giovanni De Francesco e Elisabetta Bravi, Ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia, Pierluigi Meriggi, Portfolio & Value Chain Manager di Hort@, Gianluca Grillo, Consultant for Cereals Sector di Hort@, Raffaele Stupazzini, AgriFood Execution Consultant di xFarm, Alessandro Bucciarelli Head of Agronomic Products and R&D di xFarm, Fabio Scappaticci, Direttore della Malteria Saplo di Birra Peroni.
Ad aprire il tavolo tecnico, Massimo Fortunato – “Da anni ormai, grazie al contributo di tutti i partner di Campus Peroni, siamo impegnati nello studiare soluzioni per le sfide poste dal cambiamento climatico alla filiera brassicola. Conciliando ricerca e innovazione, il nostro obiettivo è contribuire a sostenere gli agricoltori e rendere l’agricoltura non solo più sostenibile ma anche più resiliente, grazie anche all’introduzione di strumenti innovativi”.
A prendere la parola è quindi Fabio Scappaticci, con una panoramica sulla raccolta dell’orzo 2024: “Le temperature elevate al Sud da un lato e le forti piogge al Nord dall’altro, hanno colpito i nostri areali in modo disomogeneo. Quest’anno stimiamo di poter acquistare circa 60.000 tonnellate di orzo da malto e 4.000 di orzo da seme: il dato è in linea con il nostro fabbisogno ma, alla luce di quanto riscontrato in alcuni dei nostri areali, la ricerca costante in ambito varietale e l’innovazione saranno fondamentali per mitigare i rischi futuri legati ad eventi metereologici estremi che sono sempre più frequenti”
Alla luce delle proiezioni di resa di quest’anno, la Dott.ssa Michela Farneselli ha quindi fornito gli aggiornamenti circa la rilevanza delle attività di ricerca varietale: “In questo momento abbiamo circa trenta varietà di orzo distico in sperimentazione presso il FIELD LAB. Grazie alla serie storica di dati climatologici raccolti, siamo capaci di identificare sempre meglio l’effetto degli eventi metereologici sulle specifiche varietà, consentendoci di scegliere quelli più resilienti. Nuove ricerche varietali potranno avvalersi anche dell’utilizzo di modelli colturali capaci di prevedere l’effetto dei cambiamenti climatici e contribuire a mitigare gli effetti dei rischi climatici in agricoltura”.
È stata poi la volta di Pierluigi Meriggi che, attraverso la condivisione degli ultimi avanzamenti delle piattaforme di supporto alle decisioni agronomiche (DSS) sviluppate da Hort@, ha avuto modo di sottolineare l’importanza dell’innovazione tecnologia al fianco della ricerca: “I sistemi software di supporto alle decisioni per la coltivazione dell’orzo distico sono ormai maturi, con vantaggi concreti per agricoltori, imprese e l’intero sistema agricolo: l’esperienza evidenzia benefici positivi sia in termini di mitigazione degli impatti ambientali sia in termini di adattamento al cambiamento climatico, soprattutto qualora abbinati alle nuove tecniche di agricoltura rigenerativa che stiamo testando.”
Anche Raffaele Stupazzini e Alessandro Bucciarelli attraverso l’esperienza di xFarm hanno ribadito la rilevanza della digitalizzazione della filiera per facilitare la misurabilità degli impatti ambientali e produttivi, confermando la grande rilevanza dell’innovazione tecnologica e della ricerca varietale in riferimento agli aspetti legati al cambiamento climatico specificando che “stiamo ulteriormente migliorando gli algoritmi associati ai software di supporto alle decisioni agronomiche sulla base delle specificità tipiche delle diverse varietà di orzo. Questo consentirà ai nostri sistemi di fornire informazioni sempre più precise per favorire le migliori decisioni in campo e assicurare i migliori risultati in termini di qualità a fronte del minore impatto ambientale possibile”.
A chiusura del tavolo tecnico, si è evidenziato infine come tali aspetti agricoli possano essere di beneficio anche per gli attori impegnati nella stessa trasformazione alimentare. La Prof.ssa Ombretta Marconi ha segnalato infatti che “grazie a specifici progetti di ricerca in corso stiamo studiando approfonditamente come a fronte di specifiche caratteristiche varietali possa divenire possibile innovare il processo stesso di maltazione dell’orzo: l’identificazione di pratiche innovative in tale contesto e la successiva trasmissione all’industria del malto potrà incidere in modo rilevante sugli impatti ambientali collegati a quest’ultimo, con particolare riferimento ai consumi energetici ed idrici. Ricerca varietale ed innovazione tecnologica capaci quindi di generare benefici in agricoltura e per l’industria”.