ROMA – Il conflitto in Ucraina non ha impattato in maniera significativa sul potenziale produttivo agricolo di Kiev, ma ha avuto effetti rilevanti sugli scambi con l’estero, stravolgendo le rotte commerciali.
È quanto emerge dal monitoraggio del commercio agroalimentare del cosiddetto “granaio d’Europa” che ISMEA ha condotto sin dalle prime fasi dell’invasione russa, attraverso una serie di report specifici, di cui l’ultimo appena pubblicato.
Considerando i principali prodotti di esportazione dell’Ucraina: mais, olio greggio di girasole e frumento tenero, di cui il Paese è uno dei principali fornitori a livello globale, i quantitativi esportati si sono mantenuti su livelli considerevoli, seppure con andamenti altalenanti. Quelle che invece sono profondamente mutate sono le geografie di destinazione, con una sensibile riduzione delle spedizioni nei Paesi extra-UE e un aumento significativo del peso dell’Unione europea, in particolare dei paesi confinanti come Polonia e Romania. Un cambiamento indotto anche della decisione russa del luglio scorso di non rinnovare la Black Sea Grain Initiative, che consentiva il trasporto in sicurezza via mare delle derrate agricole in partenza dai porti ucraini.
I dati elaborati da ISMEA forniscono alcuni elementi di dettaglio utili a valutare le implicazioni del conflitto sulle esportazioni ucraine. Le spedizioni all’estero di mais, che nell’ultimo quinquennio hanno riguardato un quantitativo medio annuo di poco più di 27 milioni di tonnellate per un controvalore di 4,8 miliardi di euro, hanno raggiunto nell’UE, nel 2023, un’incidenza del 58%, dal 30% del 2021.
Analoga l’evidenza per le esportazioni di olio greggio di girasole (mediamente 5 milioni di tonnellate annue per un corrispettivo valutario di circa 4 miliardi di euro), che l’anno scorso hanno raggiunto nell’UE una quota di oltre il 50%, dal 30% del 2021. Relativamente al frumento tenero, di cui l’Ucraina esporta annualmente 17 milioni di tonnellate annue per un valore di 3,2 miliardi di euro (la media è sempre basata sui dati dell’ultimo quinquennio), l’effetto spiazzamento dovuto a conflitto è stato moto più evidente: l’Unione europea, destinataria di appena il 2% dei volumi nel 2021, è arrivata a coprire il 51% di quota.
Al contrario hanno subito una drastica riduzione le spedizioni verso i Paesi extra-UE, con una significativa contrazione dei flussi diretti in Egitto, Indonesia, Bangladesh e Turchia, che assorbivano nel 2021 il 98% dell’export ucraino di grano e sono scesi adesso al 49%. Da evidenziare che anche l’Italia ha più che quadruplicato i suoi acquisti di frumento da Kiev, passati da 121 mila tonnellate del 2021 a 589 mila del 2023. Nel complesso, il Paese, in base ai dati più recenti, è il 13° fornitore nazionale di prodotti agroalimentari, con 1,1 miliardi di euro e l’1,8% di quota. L’Ucraina, in particolare, è leader per le forniture in Italia di mais, coprendo circa il 30% delle importazioni tricolore, e di olio greggio di girasole (46%), mentre nel caso del frumento tenero è solo quarta con una quota del 10% dei volumi complessivamente importati.