ROMA – Ponte tra Europa ed Africa, la nostra Penisola è diventata lo “specchio” del dramma climatico, che globalmente stiamo vivendo, presentando ormai lungo i suoi 1300 chilometri un inventario completo delle conseguenze del “climate change”, previste dagli scienziati nel corso degli anni.
Mentre al Sud la siccità distrugge i raccolti, desertifica i territori e prosciuga i rubinetti (pregiudicando agricoltura e turismo), al Nord (dall’Appennino Tosco-Emiliano alle Alpi) si sono registrati, in una settimana, oltre 150 eventi estremi fra trombe d’aria, raffiche di vento, grandinate anomale, nubifragi (fonte: European Severe Weather Database), provocando una vittima oltre a tracimazioni di fiumi, frane, danni alle infrastrutture ed alle abitazioni: in Emilia, in 12 ore, il fiume Secchia (straripato a Fossalta) è cresciuto di 10 metri, l’Enza (straripata) si è alzata di m. 8,7 ed il torrente Tiepido di m. 6,5; tra Veneto e Lombardia, il lago di Garda (cresciuto di 14 centimetri in 4 giorni!) è sotto osservazione, perché per altezza idrometrica, afflussi al lago e portate erogate sta registrando il massimo storico (nel lago stanno entrando 206 metri cubi al secondo contro il record precedente di mc/s 164,3 nel 1951). A parti invertite è quanto accaduto in Brasile con l’Amazzonia sconvolta da una siccità senza precedenti ed il Sud del Paese travolto da drammatiche inondazioni!
“Il cronoprogramma della crisi climatica avanza inesorabilmente, suggerendo urgenti interventi di adattamento. Basti pensare che chi nasce oggi verosimilmente non vedrà l’apocalittico allagamento marino di Roma, Venezia e parte della Pianura Padana, ma quasi certamente subirà la crisi dell’economia costiera, compromessa dall’innalzamento del mare già entro fine secolo” sottolinea Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI).
“Per questo – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – sentiamo l’esigenza di ragionare sull’Italia dopo il P.N.R.R., come recita il tema della nostra, annuale Assemblea nazionale di inizio Luglio a Roma.”
Il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche indica come tutti i grandi laghi del Nord siano al colmo della capacità (Maggiore: 99,4%; Lario: 78,8%; Benaco: 108,6%; Iseo: 95%).
In Valle d’Aosta la portata della Dora Baltea (mc/s 138,60) è del 90% superiore alla media; quella del torrente Lys sale a mc/s 15,70.
In Piemonte, il fiume Tanaro ha più che raddoppiato la portata, raggiungendo il ragguardevole flusso di mc/s 236; crescono anche Stura di Demonte, Toce e Stura di Lanzo.
In Lombardia, l’eccezionale deflusso dal lago di Como fa crescere notevolmente le portate del fiume Adda, che ha toccato mc/s 535. Sulle montagne della regione, 1226 milioni di metri cubi d’acqua sono ancora trattenuti nel manto nevoso (!), rappresentando una riserva idrica grandemente superiore alla media (quasi +147%!), ma anche al massimo accumulo registrato nel “siccitoso” inverno 2023 (+53%!). Il totale dell’acqua stoccata nella regione è superiore alla media di oltre il 41% (fonte: Arpa Lombardia).
In Veneto è imponente la crescita di portata nel fiume Adige: ben 158 metri cubi al secondo in una settimana, permettendogli di raggiungere mc/s 822,37 (+150% sulla media!). La portata è tripla rispetto alla media per il Brenta (mc/s 229.39), mentre il Bacchiglione addirittura quasi quadruplica il flusso in alveo (toccati mc/s 146,6 cioè +453% sulla media!); decrescono, invece, le portate di Muson dei Sassi, Livenza e Piave.
In diverse zone dell’Emilia-Romagna le cumulate di pioggia nelle 24 ore hanno superato i 130 millimetri con punte superiori a mm. 150; dalla diga di Mignano è stato necessario avviare la tracimazione controllata.
La portata del fiume Po è al massimo da 14 anni, toccando a Pontelagoscuro i 3216 metri cubi al secondo, cioè +78% sulla media.
In Liguria si alzano i livelli dei fiumi levantini Entella (+cm. 44 ), Vara (+cm. 65), Magra (+cm. 55); a Ponente resta sostanzialmente invariata l’altezza idrometrica dell’Argentina. I quattro principali invasi regionali, trattenendo 37,6 mln di mc di acqua su una capacità complessiva di 40 mln, sono pieni al 92,3%, valore superiore a Giugno 2023 quando il riempimento era del 75% (fonte: Iren).
In Toscana si segnala una crescita impetuosa delle portate fluviali: l’Arno supera mc/s 111,40 (una settimana fa era sotto mc/s 13!) ed anche la Sieve cresce di quasi 10 volte in 7 giorni (ora mc/s 23,60). Unico a rimanere sotto media è l’Ombrone nel Sud della regione.
Nelle Marche tornano a crescere, pur mantenendo livelli più bassi dello scorso quinquennio, i corsi d’acqua marchigiani Potenza, Esino, Tronto e Nera; gli invasi trattengono oltre 50 milioni di metri cubi di acqua, un valore superiore alla media del periodo.
In Umbria le modeste piogge cadute nei giorni non hanno scalfito il deficitario bilancio idrico del lago Trasimeno, il cui livello si è ridotto di ulteriori 2 centimetri, allontanandosi ulteriormente dal limite di -cm. 120 indicato come soglia vitale per l’ecosistema; le portate dei fiumi Topino, Chiascio e Paglia restano sostanzialmente invariate.
Nonostante una minima crescita di portata registrata a Roma, il fiume Tevere non abbandona la difficile condizione, che perdura da molti mesi: l’attuale flusso (mc/s 77 ca.) è il 46% del consueto in questo periodo. Decrescono anche Aniene, Fiora e Velino, così come inarrestabile appare la discesa dei livelli nei laghi dei Castelli Romani: Albano tocca l’altezza idrometrica di m. 2,38 (ad Aprile era 24 centimetri più alto) e Nemi perde ulteriori 3 centimetri, registrando -cm.57 sul 2023, indicato come uno degli anni più siccitosi dello scorso ventennio.
Nessuna, significativa pioggia ha mitigato la gravissima aridità, che attanaglia da quasi un anno il Sud Italia: mentre al Nord i corpi idrici sono al colmo, in Basilicata le riserve d’acqua stoccata nei bacini artificiali sono calate di 12 milioni di metri cubi in una settimana ed il deficit sul 2023 è salito a quasi mln. mc. 194.
Anche in Puglia sono 12 i milioni di metri cubi d’acqua rilasciati dagli invasi della Capitanata ed il deficit rispetto ai volumi invasabili è di circa il 56%; non va meglio nel Sud della regione: nel basso Salento, da inizio 2024, la pioggia caduta è stata mediamente mm. 169 (a Santa Maria di Leuca, solo mm. 125,5) registrando quindi -45% sul consueto.
In Calabria il letto del fiume Ancinale è ormai praticamente asciutto; il Coscile registra un calo, mentre il Lao, pur guadagnando qualche metro cubo d’acqua in alveo rispetto alla scorsa settimana, mantiene una portata nettamente inferiore a quella del periodo (-55%).
In Sicilia, dove ormai la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi, le piogge, che hanno beneficato qualche zona (mm. 16,8 a Linguaglossa, sulle pendici dell’Etna), non hanno purtroppo ristorato le aree in maggiore difficoltà: zero gocce sulla costa orientale a Sud di Catania, zero su tutta la provincia di Siracusa, così come su quella di Ragusa.
È irresponsabile – conclude Massimo Gargano – classificare quanto sta accadendo come bizze dell’estate. Siamo in piena emergenza climatica, di cui subiamo da tempo le conseguenze e l’arco temporale, tra un’emergenza e l’altra, diventa sempre più breve.”