VICENZA – “Bisogna passare dalle parole ai fatti. Non c’è tempo da perdere. Ogni giorno, sull’Altopiano di Asiago, i nostri allevatori perdono bestiame ad opera del lupo”.
È l’appello lanciato alle istituzioni da Anna Trettenero, presidente di Confagricoltura Vicenza, all’indomani delle ennesime predazioni.
Negli ultimi giorni altre quattro bestie, tra manze e vitelle, sono state dilaniate: qualche giorno fa non hanno avuto scampo una manza a malga Marcesina, nel Comune di Enego e una vacca gravida a malga Erio, nel Comune di Roana; ieri, un’altra a malga Ronco Carbon di Gallio; infine, sempre ieri, una vitella è stata dilaniata a malga Campedello sul monte Novegno, nel Comune di Schio.
“La riunione organizzata dalla Prefettura e dalla Provincia, alla presenza dei sindaci interessati dal problema del lupo, è un segnale di attenzione che accogliamo con favore – sottolinea Trettenero -. I numeri emersi sono allarmanti: 80 lupi suddivisi in sette branchi nel Vicentino, 60 attacchi nei primi mesi di quest’anno che corrispondono al doppio di quelli dello stesso periodo dell’anno scorso.
Ora, però, bisogna agire e trovare soluzioni da adottare nel più breve tempo possibile. Dal silenzio assordante del passato e dalla negazione di un problema grave che abbiamo più volte denunciato, si è passati alla consapevolezza di un fenomeno esteso che sta minando l’attività d’alpeggio, l’allevamento, il turismo e la vita dei paesi della nostra montagna. Servono azioni per la salvaguardia dei cittadini e dell’economia del territorio montano, prendendosi la responsabilità di decisioni anche scomode”.
Marco Rigoni, allevatore di Confagricoltura Vicenza che a Malga Porta Manazzo ha portato dieci cavalli e 115 manze, è sfinito da un inizio stagione scandito da continui attacchi del lupo. “Di una mia vitella limousine di un anno non è rimasto quasi nulla. È stato devastante, ieri pomeriggio, trovare in mezzo all’erba solo le sue ossa – si dispera -. A Roana, qualche giorno fa, ha fatto la stessa fine una vacca gravida di otto mesi, di proprietà di un mio amico ma gestita da noi. Da quando siamo arrivati è una carneficina: dal 10 giugno, sull’Altopiano, si contano già più di una dozzina di bestie sbranate. Non possiamo più andare avanti così. O si fa qualcosa, oppure ce ne andremo a casa, scaricando le malghe tre mesi prima del previsto”.