Pioppicoltura, eccellenza da 50mila ettari e 10mila imprese. Dal CREA la ricerca per produzioni più sostenibili e di qualità

ROMA – La pioppicoltura italiana è una delle tante eccellenze poco conosciute del nostro Paese: quasi 50mila ettari di superficie, più di 10mila imprese agricole coinvolte e un contributo importante al comparto legno-arredo nazionale, vanto del made in Italy nel mondo.

Un primato che, però, va mantenuto, riducendo l’impatto ambientale e migliorando la qualità delle produzioni legnose, attraverso lo sviluppo della pioppicoltura specializzata e l’utilizzo di modelli clonali rispondenti alle caratteristiche pedoclimatiche del territorio. Proprio di queste tematiche si è parlato al Convegno “Attualità in pioppicoltura: territorio e miglioramento genetico”, svoltosi oggi 4 luglio, presso il CREA Foreste e Legno (CREA FL) di Casale Monferrato, organizzato nell’ambito delle attività della Rete Rurale Nazionale del MASAF. Un’occasione di confronto e di dibattito tra i diversi soggetti della filiera pioppicola sulle criticità da risolvere nel breve e medio periodo, per giungere a una produzione sostenibile del settore, mitigando gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici.

Nel nostro Paese, le piantagioni di cloni di pioppo ibrido (Populus×canadensis Moench) localizzate prevalentemente nella pianura padano-veneta, forniscono circa la metà dei prelievi annuali nazionali di legname a uso industriale.

Restano quindi ampi margini di crescita per il settore, come spiega il direttore del Centro Piermaria Corona: “L’ulteriore valorizzazione della pioppicoltura italiana non può prescindere da un’adeguata pianificazione delle superfici destinate ai nuovi impianti in funzione dei fabbisogni di legname dei diversi comparti industriali oltre che dalla messa a punto degli interventi colturali necessari ad ottimizzare la produttività e la resilienza della filiera pioppicola.

Peraltro, l’impresa di settore può mantenere discreti livelli di redditività solo se indirizzata ad ottenere legname di buona qualità con le caratteristiche tecnologiche richieste dal mercato, adottando criteri di gestione ecosostenibile anche per contenere gli input energetici e colturali delle piantagioni”.

Occorre quindi sostenere ed espandere la pioppicoltura specializzata, basata sull’utilizzo di cloni e modelli colturali rispondenti alle caratteristiche pedoclimatiche delle regioni maggiormente vocate, utilizzando sistemi di coltivazione sostenibili, basati sull’utilizzo di cloni a Maggior Sostenibilità Ambientale (MSA), coerenti con gli schemi di gestione forestale sostenibile PEFC e FSC.

In tal senso, sul pioppo, si è sviluppata da 80 anni, soprattutto grazie al contributo del CREA Foreste e Legno di Casale Monferrato, un’intensa attività di ricerca e selezione clonale, che ha permesso di diffondere materiale genetico di qualità e tecniche colturali ad elevata sostenibilità ambientale ed economica. L’ultimo clone messo a punto dai ricercatori CREA è Tango, appena iscritto nel Registro Nazionale dei Materiali di Base e presentato nel corso dell’evento, che si caratterizza soprattutto per la sua elevata resistenza all’afide lanigero e alle principali malattie fogliari, quali bronzatura, defogliazione primaverile e ruggini.

“Tango – afferma Giuseppe Nervo, responsabile della sede CREA di Casale Monferrato – appartiene ad una serie di cloni a rapida crescita e a maggiore sostenibilità ambientale (MSA), resistenti alle malattie e all’afide lanigero, che non richiedono o richiedono in misura significativamente minore rispetto a quelli tradizionali, l’applicazione di fitofarmaci, con ricadute positive non solo per l’ambiente, ma anche per il contenimento dei costi colturali”.

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ATTUALITÀ IN PIOPPICOLTURA – 4 luglio 2024

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