DESENZANO DEL GARDA (BS) – Benessere animale, efficienza e qualità. Sono i tre capisaldi su cui si basa l’attività degli allevatori della filiera Grana Padano DOP, finalizzata a massimizzare la resa del latte, puntare sulla longevità della mandria e produrre una materia prima idonea alla caseificazione.
Il Consorzio di Tutela pone grande attenzione a questo fattore di sensibilità, chiedendo ai caseifici consorziati di raccomandare alle stalle conferenti (circa 4mila), comportamenti rispettosi del benessere animale e procedure di produzione virtuose. Una vacca da latte curata e sana produce conseguentemente un latte migliore sotto ogni profilo ed è quindi interesse di ogni produttore prestare attenzione al proprio allevamento a tutela della propria attività e, soprattutto, a garanzia del consumatore.
L’obiettivo del benessere animale – inteso come la ricerca di un’attenzione maggiore per migliorare le condizioni di vita degli animali – risulta per di più strategico dal momento che porta necessariamente ad un ritorno economico: se gli animali sono longevi significa che restano in stalla di più. Le vacche pluripare producono più latte e questo latte è qualitativamente migliore, con la migliore percentuale possibile / il migliore contenuto possibile di caseina, proteine e grasso.
Ma come si fa oggi a rendere l’allevamento ancora più efficiente? Mettendo al centro la corretta gestione della mandria, attraverso l’adozione di sistemi di valutazione automatica dei parametri morfo-fisiologici dei capi con l’utilizzo ormai sempre più diffuso di appositi sensori che assicurano il monitoraggio costante degli animali e l’intervento in caso di esigenza specifica sul singolo capo con chiari benefici per tutta la mandria.
L’Assemblea di tutti i soci del Consorzio Tutela Grana Padano, il 21 aprile 2017 e con impegno confermato anche nelle successive Assemblee 2018 e 2019, ha deliberato di introdurre nel Disciplinare un dispositivo che imponga e misuri il benessere animale in modo oggettivo, individuando criteri finalizzati alla cura, allo stato di salute, alla libertà di movimento, all’accesso al cibo, all’acqua e alla possibilità di pascolo.
Tramite i caseifici trasformatori il Consorzio ha richiesto che ogni conferente latte sia sottoposto alla valutazione del Benessere Animale e Biosicurezza secondo la procedura messa a punto dal Crenba dell’Ist. Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna oggi divenuto parte di ClassyFarm.
In merito all’alimentazione, il foraggio destinato agli animali, ai sensi del disciplinare di produzione, deve provenire per il 75% della loro sostanza secca dalla zona di produzione del Grana Padano DOP, quindi in aree del Nord Italia dove, come per tutto il territorio nazionale, sono noti i divieti alle colture OGM, come il mais e la soia.
Gli animali sono ricoverati in cuccette, di dimensioni idonee per garantire un comfort maggiore ed evitare che i capi si intralcino in fase di riposo. Le lettiere sono tenute costantemente pulite e in molte strutture gli animali vengono lasciati liberi di muoversi e di alimentarsi con evidenti effetti positivi sul benessere; le stalle sono progettate in modo da assicurare una buona ventilazione naturale e una corretta circolazione dell’aria con evidenti benefici per gli animali; il disciplinare prevede la possibilità dell’adozione di un sistema automatico di mungitura che consente al singolo animale di autoregolarsi nell’accesso alla mungitura con evidenti ripercussioni positive sul suo benessere poiché si rispettino le esigenze dei singoli capi.
Nella gestione della mandria particolare attenzione viene posta sulle modalità operative per evitare situazioni di stress alle quali il bestiame può andare incontro e che possono incidere negativamente sullo stato di salute. Ad esempio decade l’idea di benessere legato esclusivamente al pascolo su prati verdi. Durante il pascolo gli animali possono sviluppare facilmente forme patologiche che portano ad eccessivo dimagrimento e per ovviare spesso gli allevatori sono costretti a somministrare, anche in alpeggio, mangimi e altri alimenti tipici dei sistemi intensivi di pianura con il rischio di stravolgere il significato stesso dell’alpeggio e di compromettere il buon utilizzo dei pascoli.
Le vacche in lattazione tendono a non uscire agevolmente dai ricoveri perché trovano più comodo alimentarsi e abbeverarsi in stalla dove si possono anche coricare sulle lettiere in paglia già predisposte. Le manzette e gli animali in asciutta invece sono più propensi ad uscire al pascolo. Nessun animale comunque, quando fa molto caldo in estate, tende ad uscire perché preferisce gli ambienti ombreggiati e spesso rinfrescati da ventilatori associati a nebulizzatori, così come non ama uscire quando tira vento o in inverno quando c’è nebbia e il terreno è bagnato perché affonda con gli zoccoli, fatica a muoversi ed è infastidito dall’umidità.
Circa il 15% degli allevamenti che conferiscono il latte ai caseifici soci del Consorzio Tutela Grana Padano è ubicato in aree collinari o montane, si pensi in particolare agli allevamenti con sede nelle zone pre-alpine e alpine di Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. In pianura la situazione è differente per tradizione, cultura e natura dell’allevamento, anche se a partire dagli anni cinquanta, con la diffusione della stalla libera, sono quasi scomparsi i tipici allevamenti a stabulazione fissa di grandi e piccole dimensioni che caratterizzavano il territorio.
In particolare, la razza da latte tipicamente di pianura è la Frisona, che si è comunque diffusa anche in montagna con la trasformazione di molte aziende alpine sul modello di quello delle aziende di pianura, più efficienti da un punto di vista produttivo. Diversi allevatori portano in ogni caso anche le Frisone in alpeggio. Anche la Frisona può adattarsi abbastanza bene all’alpeggio purché “allenata” sin dall’età giovanile a frequentarlo e purché le condizioni siano favorevoli.