ROMA – “Pur evidenziando l’importanza dell’assetto generale del Decreto Agricoltura, che è stato varato per sanare alcune situazioni critiche per il comparto, come, ad esempio, le misure a favore delle imprese alluvionate e di alcune filiere fortemente danneggiate da fitopatie e/o epizoozie, è evidente che se ne siano introdotte anche altre che rischiano di tradursi in maggiori costi a carico delle imprese e delle cooperative agricole”.
Così il Presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini commenta il via libera definitivo al Decreto Legge Agricoltura dopo il voto di fiducia ottenuto oggi alla Camera dei deputati.
“La misura del Granaio Italia, ad esempio, che è stata inserita nel corso dell’iter parlamentare al Senato – spiega Piccinini – per come è stata formulata non è a nostro avviso funzionale a raggiungere l’obiettivo per cui è nata, ossia quello di dare maggiore trasparenza ai consumatori in materia di provenienza della materia prima”. Secondo il presidente della federazione agricola di Confcooperative, il legislatore ha infatti “formulato un testo che non tiene conto degli esiti a cui le diverse organizzazioni della filiera erano giunti al termine dei diversi tavoli di confronto istituiti presso il Masaf e che rischia di essere uno strumento poco efficace per raggiungere i benefici sulle produzioni nazionali che si pone come obiettivo. La norma infatti – prosegue Piccinini – introduce diverse esclusioni dalla registrazione dei cereali che non vanno in favore della tutela delle produzioni nazionali e pertanto la raccolta dati sarà parziale, lasciando di fatto prevalentemente solo ai consorzi e alle cooperative (che stoccano prodotto dei propri soci agricoli) gli obblighi della comunicazione trimestrale. Si tratta di obblighi che comportano oneri burocratici eccessivi e numerosi adempimenti, con un inevitabile aggravio di costi a carico delle cooperative e delle imprese agricole”.
Maggiori oneri e costi che ritroviamo anche in un’altra disposizione del Dl, funzionale a contrastare il fenomeno del caporalato, che istituisce la banca dati degli appalti in agricoltura e l’obbligo di attestazione di conformità per gli appaltatori. “Avevamo richiesto in più occasioni – spiega Piccinini – che venisse istituita, nell’ambito della rete del lavoro di qualità, anche un’apposita sezione dedicata ai contoterzisti. La nuova disciplina, se da un lato va nella direzione auspicata attraverso l’istituzione di un sistema che ‘certifica’ le imprese che operano nella legalità, dall’altro introduce a carico delle stesse imprese un aggravio di costi, visto l’introduzione dell’obbligo della stipula di una fideiussione in capo ai contoterzisti, a garanzia del pagamento delle retribuzioni e dei contributi previdenziali ed assicurativi dei lavoratori utilizzati. Il timore, quindi, è che questi costi siano scaricati sulla committenza agricola, con la conseguenza di ampliare le opportunità di mercato di chi opera illegalmente, che potrà offrire servizi a costi ancora più competitivi. La formulazione di un pacchetto di norme dedicate alla lotta al caporalato – conclude Piccinini – poteva essere anche un’occasione per chiarire alcuni aspetti normativi relativi alla effettuazione di servizi da parte di cooperative agricole ai loro soci agricoltori: ciò, a nostro avviso, avrebbe potuto liberare molte iniziative imprenditoriali virtuose per togliere mercato alle imprese che operano nella illegalità”.
Il presidente Piccinini lancia in conclusione “un appello al Governo affinché nei relativi decreti applicativi delle norme introdotte dal Dl Agricoltura si faccia chiarezza sulle criticità e sui diversi punti da noi attenzionati”.