PIACENZA – “Sgombriamo il campo dalle ipocrisie – taglia corto il direttore di Confagricoltura Piacenza, Marco Casagrande- non è possibile difendere il made in Italy agroalimentare e soprattutto, sostenere il fondamentale export che questo rappresenta, con la logica del “chilometro zero” e della piccola azienda a filiera corta. Chiariamoci – prosegue il direttore – le piccole imprese sono la spina dorsale del Paese e Confagricoltura Piacenza sarà sempre in difesa della piccola e media impresa agricola, è però necessario che il settore primario si aggreghi e si organizzi ed entri in relazione con l’industria di trasformazione.
Oggi, come Paese, non produciamo derrate agricole sufficienti ai quantitativi necessari per il nostro made in Italy. Lo sforzo che dobbiamo fare è quello di incrementare le nostre produzioni di qualità anche in quantità e fare in modo che l’industria agroalimentare abbia a disposizione i nostri prodotti, da un lato, dall’altro dobbiamo garantire che le importazioni di prodotti primari rispettino i nostri standard produttivi, non solo nel risultato finale ma in tutto il processo produttivo.
Perché è nel processo produttivo che gli agricoltori italiani sostengono i costi: prevedendo un lavoro regolarmente e giustamente retribuito ai collaboratori, un utilizzo razionale dei presidi in campo, una gestione oculata di tutti i fattori produttivi per produrre di più con meno”. l’intervento del direttore di Confagricoltura Piacenza è in linea con i temi del convegno legato all’assemblea generale in programma venerdì 19 a Palazzo Gotico che si concentrerà soprattutto sulla gestione della risorsa idrica e delle infrastrutture necessarie all’agricoltura, ma Casagrande interviene in merito alla polemica in corso relativamente agli attacchi mediatici subiti da Mediterranea: l’associazione frutto dell’alleanza tra Confagricoltura, la più antica confederazione agricola che rappresenta il 45% della produzione nazionale, e Unione Italiana Food, tra le maggiori organizzazioni di rappresentanza dell’alimentare in Europa con oltre 900 marchi che finiscono sulle tavole di tutto il mondo. Una compagine che esprime un valore di 106 miliardi di euro (56 miliardi per l’industria e 49,2 miliardi per la parte agricola, incluso il valore aggiunto) e offre lavoro a oltre650mila addetti, coinvolgendo 2/3delle imprese agricole italiane.
“Gli attacchi rivolti sulla stampa a UnionFood e Confagricoltura – precisa Casagrande – hanno più il sapore di uno scontro sindacale che di una vera battaglia volta a difesa della dieta mediterranea. Le sfide per affermare la qualità dei nostri prodotti e la cultura della dieta mediterranea non devono creare contrapposizioni né ingaggiare una guerra con messaggi fuorvianti da parte di chi vede la grande industria agroalimentare come un nemico.
L’industria agroalimentare deve essere un interlocutore col quale l’agricoltura si relaziona a pari dignità, anzi, con la consapevolezza di detenere la materia prima necessaria alla realizzazione dei prodotti tanto apprezzati nel mondo”.
Il made in Italy agroalimentare è una bandiera tenuta alzata dalle grandi industrie di trasformazione che sono figlie del know di piccole imprese con alle spalle, il più delle volte, una storia familiare a cui si è associata la visione di un imprenditore che dalla propria piccola azienda è riuscito a fare una grande impresa con dedizione e competenza. “Basti pensare a Barilla – sottolinea il direttore dell’associazione degli imprenditori agricoli – queste imprese sono quelle che hanno reso grandi i prodotti italiani portandoli per prime in giro per il mondo.
L’iniziativa con Unione Italiana Food incrementerà la crescita del nostro settore a beneficio, non solo delle multinazionali, ma di tutte le aziende fino alle più piccole. L’agricoltura deve guardare al proprio interno e trovare la forza di presentarsi compatta, invece siamo sempre sotto fuoco amico, questo non fa bene agli agricoltori ed è ingiusto, soprattutto in un anno come questo che li vede fare enormi sforzi in campo a fonte di risultati che probabilmente non ripagheranno l’impegno”.