VENEZIA – Si salva solo la soia tra le proteoleaginose, cioè le piante ricche di olio e proteine, dal meteo avverso che ha colpito il Veneto tra maggio e giugno. Le piogge abbondanti e incessanti hanno, infatti, causato grossi problemi sia alla colza che al pisello proteico, con notevoli perdite di produzione. Male anche il girasole, ma per problemi dovuti al tracollo dei prezzi.
Si tratta di coltivazioni importanti: per la soia il Veneto è il primo produttore italiano, con 130.500 ettari di estensione, così come per la colza, con 7.200 ettari. Il girasole è, invece, sesto nella graduatoria nazionale, con 5.750 ettari.
“La situazione peggiore quest’anno è per la colza – spiega Paolo Baretta, presidente della sezione proteoleaginose di Confagricoltura Veneto, che conduce con il padre e il fratello un’azienda biologica a Codevigo di seminativi e una a Ca’ Bianca di Chioggia sempre di seminativi -. Abbiamo registrato qualche problematica dopo la semina, in settembre, a causa della scarsa piovosità. In inverno il clima favorevole aveva contribuito a sviluppare una buona vegetazione, ma in primavera troppe piogge e anche qualche grandinata nel Padovano e nel Veneziano hanno portato a spezzare i rami e quindi a produrre una nuova fioritura della pianta. Quando è arrivata l’ora di trebbiare, gran parte delle piante erano verdi e perciò è stata persa molta produzione. Io ho raccolto sei quintali a ettaro, rispetto ai 30 abituali: il 70% in meno. Non ho neanche incassato i soldi delle semine. Una situazione generalizzata, che non ci aspettavamo”.
Per quanto riguarda il girasole, il problema è dovuto soprattutto al crollo dei prezzi. “Già in autunno c’è stato un tonfo, che ha fatto precipitare i prezzi ai livelli del 2020 – riferisce Baretta -. Anche quest’anno le quotazioni si mantengono basse. Ci aspettiamo, perciò, una decisa frenata nella semina del girasole, che nel 2023 erano aumentate del 51% nel Padovano e del 30% in provincia di Rovigo”. Per il pisello proteico Baretta parla addirittura di “un bagno di sangue. Ama i terreni asciutti e, quando piove, becca subito qualche malattia funginea. Quest’anno sappiamo quanto ha piovuto, e di conseguenza, molti non sono riusciti a raccoglierlo”.
Note positive, invece, per la soia. “È la proteoleaginosa più importante e interessante da seminare – dice Baretta -. Il clima ha creato notevoli problemi durante la prima semina, con le ripetute piogge, portando molti agricoltori a procedere con una seconda semina. La speranza è che i secondi raccolti siano redditizi, ma il clima d’ora in avanti deve essere clemente, vale a dire soleggiato e asciutto soprattutto in autunno, portando alla giusta maturazione la pianta. Attualmente il mercato è favorevole, con un prezzo costantemente in crescita negli ultimi mesi. Se continua così, ci aspettiamo buoni risultati economici. Ce lo auguriamo, perché molti produttori sono demoralizzati. Per un motivo o per l’altro, negli ultimi anni, abbiamo sempre avuto difficoltà a portare a casa reddito. Eravamo convinti che chi aveva grandi coltivazioni si sarebbe salvato; invece, pure chi gode di estensioni per centinaia di ettari ha sofferto, facendo fatica a pagare i dipendenti. Temo che l’anno prossimo, per alcune colture, ci sarà una notevole contrazione”.
In Veneto la regina delle proteoleaginose è la soia, con 130.500 ettari (dati 2023 di Veneto Agricoltura), principalmente coltivata a Padova (30.750 ettari), Venezia (30.450) e Rovigo (30.200). Più distanziate Verona (14.799 ettari), Treviso (13.000) e Vicenza (11.300). Per quanto riguarda il girasole, su 5.750 ettari regionali la maggior parte sono concentrati tra Padova (1.550 ettari), Rovigo (1.350) e Verona (1.350). Le superfici investite a colza sono quasi raddoppiate rispetto al 2022, salendo a 7.200 ettari, con il primato per Padova (1.800 ettari), seguita da Rovigo (1.500), Venezia (1.400) e Verona (1.400).