ROMA – I consumatori oggi comprano biologico di qualità ma il vero fattore di scelta è il prezzo: “In tema di mercato e consumi dei prodotti biologici, la questione del prezzo finale al consumatore sta assumendo una valenza crescente, dal momento che i consumatori cercano sempre più prodotti da filiera controllata e biologici, ma che abbiano prezzi competitivi”.
Parola del presidente del Settore biologico Confcooperative Francesco Torriani, intervenuto oggi in rappresentanza di Alleanza Cooperative Agroalimentari all’iniziativa Appuntamento con “bio”, organizzata questa mattina da Ismea. Torriani ha le idee chiare: “Se da un lato vanno combattute le pratiche commerciali sleali che portano a remunerare il valore della materia prima in maniera da non coprire, in taluni casi neanche i costi di produzione, dall’altro lato non si può pensare di scaricare sul consumatore le inefficienze delle filiere produttive, ma occorre fare un salto di qualità nell’organizzazione della filiera al fine di provare a ridistribuire almeno parte del valore aggiunto che si intercetta con la vendita del prodotto finito verso la produzione primaria”. Non solo: “Se c’è una filiera produttiva davvero efficiente è quella che aggrega la produzione primaria e integrarla con le successive fasi di trasformazione e la commercializzazione del prodotto finito. In tutto questo è evidente il ruolo strategico della cooperazione agroalimentare”.
Il Presidente Torriani ha proseguito sottolineando l’esigenza che vengano incentivati campagne e progetti promozionali capaci di mettere in luce tutti gli asset valoriali del biologico al consumatore ordinario, con finalità educative e al tempo stesso commerciali. Occorrono anche “politiche coerenti e sistemiche in grado di sostenere davvero le filiere produttive, incentivando ulteriormente il livello di aggregazione.
Il presidente del settore biologico ha inoltre commentato nel corso del suo intervento anche lo schema del Decreto ministeriale sui controlli. “A nostro avviso – ha dichiarato – il testo del Decreto non si limita a dare attuazione alla nuova normativa comunitaria, ma introduce anche una serie di complessità burocratiche e di ulteriori oneri amministrativi che andranno a gravare sugli operatori biologici con relativo aumento dei costi e che può persino scoraggiare i produttori dall’aderire al sistema di certificazione”. In particolare Torriani ha espresso criticità rispetto alle non conformità, che – spiega – “nello schema di decreto si presume sempre siano intenzionali, salvo prova contraria, che deve essere fornita dagli stessi operatori, cosa che di fatto introduce una presunzione legale di colpevolezza”.