Olio. Legacoop: Filiere cooperative determinanti per il rilancio dell’olivicoltura italiana

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ROMA – Olio simbolo dell’Italia, della sua cultura e tradizione agricola, un prodotto da promuovere e valorizzare attraverso filiere dove la cooperazione gioca un ruolo determinante.

Sono i temi centrali dell’intervento di Cristian Maretti presidente di Legacoop Agroalimentare all’incontro Piano olivicolo nazionale Un nuovo rilancio per un settore strategico dell’agroalimentare italiano di oggi a Bitonto (Ba).

Organizzato da Legacoop Agroalimentare, Cia e Italia Olivicola, con il supporto di Finoliva Global Service, l’iniziativa ha visto la partecipazione di un’ampia delegazione di Legacoop Agroalimentare tra cui il direttore generale Sara Guidelli e il responsabile del settore olivicoltura, Gabriel Cecchini.

L’importanza delle filiere cooperative e dell’aggregazione nell’olivicoltura

“La cooperazione in questo settore rappresenta un pezzo importante, può fornire una risposta efficace a tanti piccoli agricoltori. Il mondo cooperativo ha saputo svilupparsi e creare filiera costruendo anche società, come Finoliva, in grado di favorire la commercializzazione”, ha detto Maretti. Questo perché “siamo assolutamente convinti che la cooperazione e le organizzazioni di produttori mai come oggi siano importanti e che possano continuare a svolgere un ruolo fondamentale nella messa a terra delle azioni del piano e che servano politiche per favorire processi virtuosi di crescita sull’esempio di quanto fatto con l’ortofrutta e il decreto capitalizzazione”.

Importanza del ruolo della cooperazione evidenziato anche da Ursula von der Leyen nel suo programma per la ricandidatura alla presidenza dell’Unione europea, quando afferma che “sosterremo la competitività dell’intera catena del valore alimentare attraverso investimenti e innovazione nelle aziende agricole, ma anche nelle cooperative, nelle nostre imprese agroalimentari”.

Un piano olivicolo per ripensare strategie e programmazione

Ovviamente il settore ha bisogno di punti fermi e di interventi. Per questo, “dal momento che sono passati 8 anni dall’ultimo piano olivicolo (che è del 2016), non possiamo che apprendere con favore il tavolo di lavoro aperto dal sottosegretario Patrizio Giacomo La Pietra. Abbiamo delle grandi aspettative sia in termini di azioni da implementare sia in termini di risorse da investire nel settore”, sottolinea il presidente di Legacoop Agroalimentare. “L’olivicoltura rappresenta una parte fondamentale della nostra economia, della nostra agricoltura, ma anche un patrimonio culturale da valorizzare, eccellenza del made in Italy sicuramente in termini di prodotto, ma anche di paesaggio”.

I 4 perché di un piano olivicolo: aumento della produzione, ingresso dei giovani, contrasto dell’abbandono, recupero delle aree interne.

Maretti ha evidenziato quelli che sono i 4 motivi principali che si deve porre il piano olivicolo. “Il primo obiettivo che dobbiamo darci è quello di aumentare la produzione olivicola. E per farlo vanno implementate misure in grado di contrastare l’abbandono e di favorire l’ingresso dei giovani nel settore. In particolare nelle aree interne in quanto la rusticità dell’olivo è uno straordinario elemento di adattamento al cambiamento climatico. Ma in generale occorre favorire gli investimenti legati alla riconversione e alla ristrutturazione degli impianti olivicoli. I piccoli agricoltori vanno fermamente sostenuti contro l’abbandono e accompagnati verso investimenti in cultivar resistenti”.

Ricerca determinante per migliorare la produzione e per cultivar resistenti ai cambiamenti e alle malattie come la Xylella.

Tra gli investimenti non possono essere trascurati quelli in ricerca. “È necessaria per nuove cultivar più resistenti a insetti, batteri e avversità climatiche senza però prescindere dal fatto che la base siano i genotipi locali. La ricerca e la sperimentazione devono favorire l’introduzione dell’innovazione necessaria per migliorare la qualità delle nostre produzioni, per migliorare l’efficienza ma anche come dare risposte al cambiamento climatico. Ricerca che deve accompagnata anche da risposte strutturali come la realizzazione di infrastrutture irrigue per combattere una siccità sempre più devastante”, evidenzia Maretti.

Un commissario per la Xylella.

Per quanto riguarda la Xylella, vera a propria piaga, “se vogliamo provare a dare una risposta a questa catastrofe serve un commissario straordinario. Siamo fermamente convinti che di fronte a situazioni straordinarie siano necessarie risposte straordinarie che possano portare avanti attraverso una gestione centralizzata e coordinata la lotta a questa importante fitopatia. Anche qui la cooperazione è pronta a organizzarsi per favorire la transizione dei piccoli agricoltori verso le misure necessarie al contrasto alla Xylella”.

La qualità, percorso di filiera fino al consumatore.

Un passaggio determinante nella valorizzazione dell’olio italiano è l’OI. “Noi siamo favorevoli alla costituzione dell’interprofessione, ma ancora non abbiamo accordato tutti i suoni e quindi rischiamo di perdere una grande opportunità». Devono, infine, «essere favorite campagne promozionali per l’olio di oliva declinate su qualità, salute, gusto. Per questo tutti quanti sempre di più dovremo “indignarci” se al ristorante ci troviamo davanti ad una bottiglia senza antirabbocco o di scarsa qualità, su questo possiamo fare ancora molto. Parallelamente, serve supportare le imprese nella promozione e sviluppo dei propri marchi con strumenti ad hoc anche rispetto ai mercati esteri”.

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