ROMA – Con oltre 20mila strutture in tutta Italia e un fatturato che ormai ha superato i 2miliardi di euro annui, l’agriturismo è ormai una delle risposte al turismo sostenibile e alla crescita delle presenze anche fuori città. Dai dati di previsione di ISVRA (Istituto Italiano per lo Sviluppo Rurale e l’Agriturismo) si tratterebbe di una annata da dimenticare. In questa intervista alla responsabile dell’Istituto, Giorgia Pusceddu, racconta i motivi di questa tendenza.
“Quello che succede quest’anno nel turismo non è detto che accada in ogni settore economico e soprattutto in tutto il mondo; fatto sta che, in Italia e probabilmente anche in Europa, qualcosa di esagerato sta succedendo. A dirlo sono gli imprenditori di settore, dall’indagine fatta da ISVRA in questi giorni, infatti, emerge che la contrazione dei consumi nel turismo non ha mai toccato livelli così alti”.
Diminuiscono, secondo la vostra visione, anche i consumi nei ristoranti rurali.
“Meno 30% di consumi, eppure a primo impatto sembra che i ristoranti siano sempre pieni – questo è quanto emerge dalle opinioni cittadine: in effetti, le persone non rinunciano ad andare al ristorante ma lo fanno riducendo tantissimo i consumi. La media delle ordinazioni è una portata e mezza, assottigliando quindi gli incassi dei ristoratori, rispetto agli anni passati, anche del 50%. Negli anni 90 la media delle ordinazioni al tavolo in un ristorante era di 4 portate, con una percentuale media di vino pro capite bevuto di 180 ml a pasto: un notevole squilibrio se pensiamo che si sta parlando solo di 30 anni fa!”.
Eppure aumentano i costi di produzione.
“Esatto, gli imprenditori lamentano infatti che se da una parte sono diminuiti drasticamente i consumi, dall’altra sono aumentati i costi di produzione e conduzione dell’attività, dunque l’utile che ad oggi rimane in mano ad un imprenditore è praticamente quasi nullo, considerando anche i problemi contingenti dei nostri giorni”.
Quanto alla media di soggiorno?
“Un dato che appare allarmante è anche il fatto che gli italiani, ma soprattutto gli stranieri, riducono il loro soggiorno a un media di 1,5 giorni, contrariamente agli anni ’80-90, quando la media era di due settimane. Insomma tutto gioca a sfavore del turismo italiano, per giunta anche il clima, quest’anno ancora instabile in molte zone dell’Italia, non migliora certo la situazione e anzi smentisce l’idea della nostra penisola come una nazione dove regna sempre il bel tempo”.