ROMA – “Gli sforzi delle istituzioni italiane per la tutela dei prodotti agroalimentari e il contrasto al fenomeno dell’italian sounding risulteranno vani fino a quando tutta l’Unione Europea e tutti i suoi stati membri non lavoreranno davvero in sinergia e non aumenteranno controlli e monitoraggi sulle importazioni e sulle esportazioni della merce extra Ue.
Il caso lampante, in questa ottica, è purtroppo rappresentato dai porti olandesi, dove l’ingresso di produzioni alimentari e di altro genere è diciamo così molto più intenso ed elevato. Perché tutto questo? Non solamente perché i Paesi Bassi hanno logistica e infrastrutture avanzate e sfruttano il dumping fiscale, ma soprattutto perché i requisiti richiesti per le merci sono tra i meno restrittivi tra tutti i paesi europei. Non è un caso, dunque, che il porto di Rotterdam risulti tra i più attivi del mondo, con una movimentazione di merci di milioni e milioni di tonnellate ogni anno, con la conseguenza nefasta, però, che risulterebbe sensibilmente più alta la percentuale di entrata di prodotti extra Ue nel Vecchio Continente, rispetto alle importazioni di paesi, come Italia e Spagna, con norme interne giustamente più restrittive per la sicurezza alimentare, la salute e l’ambiente.
In questo allarmante contesto, Confeuro giudica molto negativamente il modello olandese, una sorta di porto franco d’Europa, o meglio, il tallone d’Achille d’Europa se vogliamo parlare di commercio e tutela delle produzioni agroalimentari nostrane. Gli olandesi fanno entrare sul suolo Europeo qualsiasi cosa e la vogliono far mangiare al resto d’Europa. Così non va bene.
L’Italia, grande produttrice di eccellenze enogastronomiche e agricole, sta adottando un efficiente ed efficace modello di controllo e monitoraggio dei prodotti e delle merci che arrivano nei nostri porti per poi finire nella distribuzione. Ma da soli non si va da nessuno parte. Per questo chiediamo all’Unione Europea di operare in simil modo e prendere esempio dal nostro virtuoso modello di verifica, sopratutto all’interno dei sistemi portuali del Nord Europa, che spesso diventano la porta di ingresso di importazioni extra Ue e contraffazioni che non fanno altro che danneggiare le produzioni italiane e il lavoro di migliaia di imprese del nostro territorio.
La tutela del Made in Italy e delle eccellenze europee, e il controllo delle importazioni devono rappresentare infatti una priorità della agenda istituzionale della Ue, elevando – da una parte – gli standard qualitativi del monitoraggio in entrata nel Vecchio Continente, e dall’altra, controllando anche le produzioni che invece vengono esportate fuori l’Europa: prodotti spesso e volentieri che vengono tacciati come Made in Italy ma, che poi, Made in Italy effettivamente non sono; in tal modo si potrebbe riuscire a difendere sia la salute del consumatore che la tenuta economica delle aziende. Controllo su questo tipo di esportazioni che all’estero tuttavia non avviene ancora in maniera insufficiente ed inefficace”.
Così, in una nota stampa, Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, la Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo.