CAGLIARI – Il mercato del porcetto da latte in Sardegna ha raggiunto un valore di 50 milioni di euro nel 2023, con 735 mila capi macellati. Di questi, il 75% è stato destinato al mercato locale a chilometro zero.
Questi dati, basati sulle attuali statistiche degli allevamenti, sono stati presentati nella tesi di laurea di Antonio Sanna, studente di Tula, recentemente laureato in “Qualità e Sicurezza dei Prodotti Alimentari” presso la sede distaccata di Oristano dell’Università degli Studi di Sassari.
L’elaborato finale di Sanna, dal titolo “Strategie di Valorizzazione delle Carni Sarde: Percorsi delle Indicazioni Geografiche dall’Agnello di Sardegna al Riconoscimento IGP del Porcetto”, con relatore il professor Antonio Piga, ha dimostrato appunto con la proiezione di dati, quanto valga economicamente il mercato del porcetto allo stato attuale. La tesi ha inoltre dimostrato che il modello dell’Agnello IGP può essere utilizzato come base di partenza per strutturare una nuova filiera del porcetto, in quanto quella del CONTAS rappresenta una realtà economica della Sardegna agropastorale con ben 4829 consorziati che fondano la loro forza su benessere animale, tecniche di allevamento, filiera controllata, sicurezza alimentare, tracciabilità e certificazione igp, e una campagna di comunicazione strutturata coadiuvata dalla continua partecipazione a fiere agroalimentari di tutto il mondo.
“Sull’esempio dei risultati del CONTAS gli allevatori di suini della Sardegna insieme ai macellatori e i porzionatori, stanno lavorando sulla richiesta di riconoscimento del Porcetto Igp di Sardegna, fondando i presupposti di un Consorzio di tutela sul modello di quello dell’agnello. Questo riconoscimento del nostro lavoro da parte dei suinicultori – commenta Battista Cualbu, presidente del Contas – è per noi motivo di soddisfazione, poiché rappresenta un’ulteriore testimonianza del lavoro svolto in tanti anni di attività e promozione dell’agnello di Sardegna“.
“Il lavoro del dottor Sanna e la grande attenzione della Università certifica che siamo sulla giusta strada – spiega il presidente del Comitato promotore Giorgio Demurtas -. Il quadro previsionale presentato da Sanna, con una crescita prevista sino a 100 milioni di euro, avvalora ancora di più l’importanza di raggiungere al più presto l’obiettivo del riconoscimento”. “Attualmente nella Banca Nazionale Dati sono registrate circa 60 mila scrofe – ha spiegato Sanna durante la discussione – stimando che all’anno partoriscano circa 20 suinetti, avremo 1 milione e duecentomila suinetti l’anno di cui il 20% sarà destinato alla rimonta, la restante parte sarà destinata alla macellazione nelle categorie lattonzoli, magroni, magroncelli e grassi.
Andando ad analizzare in BDN la suddivisione per categoria delle macellazioni del 2023 troviamo che il 68% circa degli animali macellati appartiene alla categoria lattonzoli, il 29% magroni e così via. Il dato numerico indica che nel 2023 in Sardegna sono stati macellati 223.901 suinetti. Considerando il dato stimato precedentemente di 1.200.000 suinetti nati all’anno nell’isola e considerando la percentuale media di macellazione del 68% possiamo stimare in 734.400 il numero di lattonzoli macellati nel 2023. Su questo dato, prendendo come riferimento un accordo di filiera reale che è stato chiuso nel 2023 in Sardegna, ossia 6,50 euro al chilogrammo per animale vivo, si può stimare il volume d’affari di 50 milioni di euro all’origine, traslati in 70 milioni di euro al consumo circa. Il fatto poi che il 75% dei suini macellati sia destinato al chilometro zero e quindi al consumo regionale, significa che fuori dalla Sardegna c’è un intero mercato da costruire.
Ne sono la prova i 300 mila associati della Fasi (Federazione delle associazioni sarde in Italia) che attendono da anni di poter avere sulle tavole degli emigrati il vero porcetto sardo”. Nella tesi si stima che con l’apertura del mercato nazionale ed estero potranno essere raggiunti in pochissimi anni 1,5 milioni di porcetti macellati all’anno con un fatturato stimato in oltre 100 milioni di euro. Un lavoro quello di Sanna che arricchisce e va incontro al percorso di costituzione della nuova filiera certificata che riconoscerà e darà ufficialità alla tradizionale produzione sarda legata al porcetto.
“L’elaborato del nostro stagista Antonio Sanna è importantissimo – spiega Alessandro Mazzette – perché struttura delle proiezioni reali, basate su dati di produzione e dati economici che ci aiutano a capire il potenziale di un consorzio che riunisca i produttori e con un disciplinare di produzione rassicuri i consumatori”. Consumatori che secondo le indagini di Sanna per il 96 percento sono condizionati dalla presenza del marchio DOP o IGP durante l’acquisto; per il 91 percento sono disposti a pagare un prezzo maggiore per il prodotto a marchio; per il 93 percento conosce il significato di DOP e IGP, per l’81 percento conosce il logo dell’Agnello di Sardegna IGP; per il 71 percento acquista l’agnello intero o in mezzena e per il 29 percento acquista l’agnello porzionato.