ROMA – “Abbiamo istituito un tavolo nazionale sulle politiche dell’Unione europea nei settori della pesca, dell’acquacoltura e dell’agricoltura, per valutare, insieme agli operatori degli specifici comparti, alle nostre realtà territoriali e ai rappresentanti istituzionali, prospettive e opportunità concrete previste dalla nuova programmazione, confrontandoci con i livelli istituzionali”. Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale dell’Unci AgroAlimentare.
“Si tratta di una importante novità – ha proseguito il dirigente dell’associazione di categoria del mondo cooperativistico – e di uno strumento operativo, che proprio ieri ha avviato il suo percorso, con una prima videoconferenza, per tentare di dare un contributo di orientamento e indirizzo socio-economico e politico ai rappresentanti delle Regioni, anche attraverso una interlocuzione diretta, approfondendo criticità e potenzialità delle attività, nel contesto odierno, tenendo conto delle misure adottate da Bruxelles, ma anche di ciò che si muove sul piano nazionale. Sarà infatti estremamente utile dare luogo ad uno scambio di opinioni tra i soggetti coinvolti, mantenendo un costante aggiornamento, anche per la definizione di proposte da presentare nelle commissioni Agricoltura nazionali”.
Durante la prima ricognizione generale effettuata, l’attenzione si è concentrata soprattutto sulle azioni messe in campo dal governo, dal contrasto delle specie ittiche aliene invasive, come il granchio blu, e la conseguente trasformazione delle stesse in risorse remunerative, al bando per il fermo definitivo e la rottamazione delle vecchie imbarcazioni, con l’obiettivo di gettare le basi per una pesca più sicura, responsabile e sostenibile. Sono state poi evidenziate le misure contenute nel decreto Agricoltura e le possibilità offerte dal Pnrrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Interventi nati dal dialogo con le categorie interessate, che possono costituire la traccia per una nuova strategia di valorizzazione del settore primario e di promozione dei prodotti e delle filiere italiane di qualità. Un riferimento per una visione avanzata dei comparti agricolo e ittico, che superi una impostazione rigida e schematica registrata negli ultimi anni a Bruxelles, che ha soltanto penalizzato imprese, lavoratori e le economie locali e nazionali.