ROMA – Mesi intensi per le politiche agricole, ma anche condizionati dalla prova del clima, dopo una stagione che ha messo a dura prova gran parte delle colture italiane. L’agricoltura del futuro, tra sfide economiche, ricerca e innovazione secondo il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, intervistato da agricultura.it
Presidente Giansanti, soddisfatto della attuale politica europea?
Sono stati mesi piuttosto difficili nel dialogo con la Commissione Europea, in particolare sui grandi temi della politica agricola e delle politiche ambientali. Una PAC che solo Confagricoltura giudicò già a suo tempo estremamente negativa. Abbiamo bisogno di modificare velocemente la Politica agricola comune riportandola a quelli che erano i valori che costruirono l’unità europea: mettere al centro la strategicità delle produzioni, la qualità, un giusto prezzo per i consumatori e insieme un giusto reddito per gli agricoltori. Stiamo lavorando a Bruxelles per chiedere al Commissario e al Parlamento una rapida e veloce esecuzione di un cambiamento della PAC.
Confagricoltura ha criticato soprattutto il Green Deal.
Il Green Deal è stato un elemento di forte confronto politico e nessuno vuole mettere in discussione gli effetti di cambiamento climatico. Come agricoltori per primi abbiamo bisogno di un ambiente pulito, ma non si può chiedere agli agricoltori di essere sempre coloro i quali pagano il conto. Noi abbiamo bisogno oggi di avere delle politiche ambientali in grado di raggiungere i target che si danno in maniera ragionata e pragmatica. Ma soprattutto target a fronte di un piano di investimenti: se pensiamo che negli Stati Uniti sulle politiche ambientali il presidente Biden ha messo oltre 200 miliardi di dollari e in Europa non sono state messe risorse, qualcosa che non quadra c’è.
Quindi quali saranno le sfide per il futuro?
Da qui a qualche anno saremo 10 miliardi di cittadini e probabilmente la superficie arabile a livello mondiale calerà. L’obiettivo è quindi produrre di più con meno terra: la sfida è questa e certamente la tecnologia sarà fondamentale. Oggi la tecnologia è la quarta rivoluzione: la prima fu la genetica cento anni fa, poi abbiamo avuto l’influenza della meccanica, la chimica e infine oggi la tecnologia e il digitale. Attraverso l’agricoltura di precisione e in generale le tecnologie applicate all’agricoltura potremo permettere agli agricoltori di produrre di più preservando nella necessità e nella quantità di cui le piante oggi hanno bisogno.
Confagricoltura è tra i fondatori di Mediterranea, una holding che negli ultimi mesi è stata al centro di qualche critica.
Mediterranea nasce con lo scopo di dare alle nostre aziende strategie e modelli di filiera in grado di vincere le sfide del mercato. Negli ultimi anni l’export è aumentato moltissimo, ma dall’altra parte andiamo a guardare i numeri ci accorgiamo come l’agricoltura non sia riuscita ad accompagnare la spinta produttiva. C’è necessità di produrre di più e meglio. Abbiamo costruito una nuova dimensione tra l’agricoltura e l’industria italiana per una filiera intelligente che vada a preservare le risorse naturali laddove possibile dimostrando ai consumatori del mondo quello che è il nostro straordinario made in Italy alimentare. Questo è lo scopo di Mediterranea, non ci sono altri interessi, se non quelli dei nostri agricoltori e insieme della promozione di valori del made in Italy.