ASTI – “Un eventuale blocco del mercato russo per un possibile aumento della tassazione potrebbe creare non pochi problemi alla nostra denominazione”.
Stefano Ricagno, presidente del consorzio dell’Asti Docg non può nascondere le preoccupazioni per le incertezze che potrebbero frenare le vendite – la vendemmia iniziata in questi giorni annuncia una produzione in aumento e di alta qualità – in un mercato strategico che nei primi sei messi dell’anno ha continuato a crescere trainando le ottime performance della denominazione sui mercati dell’Europa dell’est e su quelli asiatici.
La crescita della domanda russa sia di Spumante che di Moscato (+11%) compensa i cali degli Usa – che restano comunque il primo mercato – e di Germania e Italia. In crescita la Gran Bretagna mentre si registra un forte incremento su mercati emergenti a partire dalla Polonia, a quasi 2 milioni di bottiglie e un balzo tendenziale del 55%, fino alla Corea del Sud (+28%) e alla Francia (+27%).
Ancora Ricagno: “Il nostro mercato rimane in linea di galleggiamento e, visto il periodo complicato a livello globale per il vino, è di per sé già una buona. Rispetto alla media-mercato del vino italiano, la denominazione si conferma molto più aperta verso le piazze emergenti”. Il presidente del Consorzio mette in evidenza “la crescita del Moscato d’Asti in Asia, con le vendite sull’area che incidono ormai per oltre il 15% del totale export della tipologia, il quadruplo rispetto alle quote tricolori nell’area. Lo stesso rapporto si evidenzia anche nella performance dell’Asti spumante nell’Est Europa fino alla Russia, destinazioni in forte crescita che oggi valgono il 46% delle vendite della bollicina piemontese contro una media nazionale nella macroregione al 12%”.
Una “buona notizia” per una denominazione che esporta il 93% della sua produzione e che dovrebbe chiudere la vendemmia con un aumento della produzione del 12% e con un alto livello di qualità – “Tra il buono e l’ottimo”, spiega Guido Bezzo responsabile del laboratorio del Consorzio – anche perché, almeno quest’anno, risparmiata dagli effetti negativi del cambiamento climatico. Il Consorzio sta mettendo a punto una strategia per contrastare gli effetti del cambiamento climatico che potrebbe anche portare ad una modifica del disciplinare ampliando la coltivazione ai versanti che presentano una conformazione geomorfologica più resiliente.
Questo però è il futuro prossimo. Il presente è legato anche alla necessità di potenziare la lotta alla contraffazione e al contrasto dell’italian sounding.
Il Consorzio spende ogni anno 250 mila euro per le azioni di prevenzione e contrasto, spiega Giacomo Pondini, il direttore del consorzio che ha appena dato mandato all’ufficio legale di cercare di bloccare l’uso del marchio Asti da parte di una società cinese che commercializza bevande e additivi aromatici in quel mercato. “Noi facciamo la nostra parte ma per combattere l’italian sounding ma anche gli effetti negativi del cambiamento climatico servirebbe un’azione coordinata con il sostegno dello Stato”.