ROMA – “Nella tragica situazione in cui si trova il comparto, ovvero in guerra contro un virus che non pare volersi fermare, troviamo sia fortemente sbagliato, e un tantino ipocrita, scaricare tutte le colpe sugli allevatori. Certo, qualcuno non ha rispettato le norme di biosicurezza, non ha denunciato in tempo i casi sospetti e probabilmente ha accelerato il processo. Ma da qui a dire, come qualche funzionario fa, che il 90% dei contagi dipenda dagli allevatori ce ne passa.
Prima di tutto, l’allevamento zero in questa catena epidemica è quello dei cinghiali, il cui proprietario è lo Stato. Senza questo bacino, checché ne dicano gli ambientalisti, i nostri allevamenti sarebbero privi di PSA. Secondo punto, possiamo trasformare ogni coincidenza in prova e trovare collegamenti anche dove non ci sono, ma questa non è scienza. Terzo, se davvero basta un solo errore per far saltare l’intera filiera è chiaro che le regole di controllo e prevenzione sono del tutto inutili.
Quindi, dopo 60mila capi abbattuti, è ora che ci diciamo la verità: o decinghializziamo l’area più esposta e risarciamo tutti i danneggiati, oppure il comparto è finito. E chi non avrà fatto abbastanza se ne prenderà la responsabilità.”
Lo scrive in una nota Assosuini.