Ottanta anni fa nasceva Coldiretti. Da Paolo Bonomi a Ettore Prandini, la storia si ripete, i mezzi cambiano

ROMA – Dalla questione delle energie rinnovabili, passando per le lotte (in piazza) contro l’italian sounding, fino ad arrivare alle questioni più recenti (e casalinghe) come l’affair “Mediterranea” e l’intervento del Ministro Lollobrigida come “arbitro” della vicenda. Ettore Prandini è il Presidente di Coldiretti 80 anni dopo il primo manifesto della Confederazione. La storia si ripete, ma i tempi cambiano.

Presidente Prandini, partiamo dal fatto del giorno: Mediterranea che cambia nome e, diciamolo, non dispiace a Coldiretti.

Coldiretti aveva fin da subito messo in campo un’aspra e per molti versi impari battaglia mediatica contro l’utilizzo del nome “Mediterranea”. La Confederazione non si è fermata e ha portato avanti a testa alta questo duro confronto, pur di salvaguardare la Dieta mediterranea patrimonio Unesco. I fatti ci hanno dato ragione, anche grazie al sostegno del Comune di Pollica e all’impegno di tante associazioni di consumatori, ambientaliste e agroalimentari che fraternamente ringraziamo e abbracciamo. Così come ringraziamo il Ministro Lollobrigida per la determinazione e l’impegno per definire i due punti dell’accordo sopra citato. Coldiretti non abbandonerà mai la difesa degli interessi dei cittadini consumatori e dei propri agricoltori associati e continuerà in un’azione di presidio e di denuncia di qualsiasi associazione che non rispetti la tutela del Made in Italy e la difesa del vero agroalimentare italiano.

Coldiretti compie 80 anni di attività e di battaglie ne avete fatte. Oggi qual è la vera sfida per gli agricoltori?

Un punto fermo è la difesa del reddito che anche oggi è un aspetto centrale per la salvaguardia dell’agricoltura e di un sistema dal campo alla tavola. Senza imprese agricole non avremmo cibo italiano. Noi reggiamo un sistema che vale oltre 620 miliardi di euro passando per ristorazione e turismo enogastronomico.

Cambiano i tempi, ma la sostanza sembra sempre la stessa?

La storia spesso si ripete. I nuovi mezzadri sono oggi dei personaggi che abbiamo dovuto denunciare per le falsità messe in giro contro di noi, o caporali che lasciano morire braccianti, spesso nemmeno in regola, sui campi dando dell’Italia e dell’agricoltura una immagine pessima in tutto il mondo, ma non è così. Coldiretti resta fedele alla sua linea di forte difesa degli interessi degli agricoltori e della salute dei cittadini. La nostra storia ci ha portato a costruire un’idea di crescita e sviluppo del settore che coinvolge il consumatore e si traduce in qualità, sicurezza, sostenibilità e sviluppo dei territori rurali. In questo patto con il consumatore ci siamo impegnati a fare del made in Italy agroalimentare e delle campagne italiane un elemento in cui riporre fiducia per i nostri consumatori e per quelli oltre confine.

Dalla nuova Commissione Europea cosa vi aspettate per l’agricoltura italiana?

Una politica più flessibile e in grado di garantire l’obiettivo dell’auto-sufficienza alimentare del nostro Paese. Chiediamo inoltre che gli sforzi che noi agricoltori facciamo per essere sempre più sostenibili non siano vani, ossia non siano solo costi e perdita di competitività per i nostri agricoltori. Non possiamo imporre standard impossibili ai nostri agricoltori importando tutto quello che capita. Per questo chiediamo che le regole siano per tutti le stesse in Europa.

Per chiudere, siete stati un po’ un “bastian contrario” anche sul fronte delle energie rinnovabili.

Sì, fin dall’inizio, ma è un’altra delle tante battaglie che hanno ottenuto risposta sul Dl agricoltura che è intervenuto finalmente sui pannelli fotovoltaici a terra che consumavano terreno per l’agricoltura. Questo non vuol dire essere contro le energie rinnovabili, ma anzi siamo a favore delle comunità energetiche e nei pannelli fotovoltaici galleggianti, così come sui biogas e sul biometano, sono tutti settori in evoluzione che però devono trovare la giusta regola di attuazione.

 

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