Peste suina. Maxi sequestro di carne infetta. Assosuini, effetto di una catena gestita male

ROMA – “Era solo questione di tempo prima che succedesse. Il sequestro dei quintali di carne di maiale infetta è il frutto avvelenato delle scelte di questi due anni. Due anni in cui gli unici a fare qualcosa per prevenire il disastro sono stati gli allevatori. E solo chi fa può sbagliare. Probabilmente le autorità pubbliche sono più spaventate di qualche animalista che dei danni che stanno facendo con le loro omissioni. Nel caso di specie, che ci siano dei maiali asintomatici e perfettamente sani esteriormente che vengono macellati in fretta e furia non può stupire.

Sono le autorità sanitarie, come per esempio a Milano, a spingerci a liberarci di tutti i maiali possibile prima di essere costretti a farlo. Nelle Zone di Protezione 2 e 3 la carne di maiale non vale praticamente più nulla. Davvero ci stupiamo che i produttori mandino al macello quanti più capi possibile? Soprattutto quando i prezzi in una notte possono crollare dei due terzi in una sola notte e senza veri ristori se non qualche briciola? Noi non ci stupiamo: siamo in guerra e il vero problema è convincere i Generali a combattere. Segnialiamo inoltre che l’ordinanza 2/2024 del Commissario PSA all’articolo 19 vieta la speculazione e il deprezzamento commerciale della carne di maiale. Cosa sulla quale non vigila evidentemente nessuno.

Se vogliamo evitare che questi problemi si ripetano ci vogliono ristori, decinghializzazione e norme vere e realistiche su biosicurezza e controlli. Altrimenti perderemo la suinicultura in Italia e le famose eccellenze DOP. E questa sì sarebbe una tragedia da cui non ci riprenderemo più.”

Lo scrive in una nota Assosuini.

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