ROMA – Il dramma che vive oggi il comparto cerealicolo a causa del cambiamenti climatici si combatte con la cooperazione e la filiera. Ma anche con misure economiche per sostenere il reddito degli agricoltori.
Oltre che con l’innovazione e la ricerca. Sono i temi che hanno fatto da filo conduttore all’incontro “Cerali per il futuro?” promosso da Legacoop Sicilia e Legacoop Agroalimentare all’interno di DiviNazione Expo del G7 di Siracusa e che si è tenuto stamani allo stand 115. L’iniziativa è stata l’occasione per fare il punto della situazione anche sui grani siciliani alla presenza del sottosegretario all’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, del presidente di Legacoop Agroalimentare, Cristian Maretti oltre che del presidente di Legacoop Sicilia, Filippo Parrino.
Al centro del dibattito le questioni, appunto, legate alle conseguenze del cambiamento climatico sulle produzioni di grano e cereali. E nel suo intervento il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti ha sottolineato come «il comparto cerealicolo abbia l’esigenza dell’introduzione di nuove misure economiche in grado di sostenere i produttori», ha detto. Ma quello che è davvero importante, «proprio in un momento di visione senza precedenti come quello attuale, è che la cooperazione rappresenta una straordinaria occasione per tutelare i produttori e arginare la frammentazione attraverso l’ aggregazione cooperativa». Proprio per questo motivo «ho chiesto che nella dichiarazione finale del G7 fosse messo in evidenza il ruolo della cooperazione per una equa ripartizione del valore aggiunto delle filiere».
Il presidente di Legacoop Sicilia Filippo Parrino ha ribadito «la preoccupazione per la drammatica situazione che attraversa il comparto cerealicolo a causa della siccità e dei cambiamenti climatici». Per questo, ha rilanciato al governo siciliano, «la necessità di individuare urgentemente tutte le misure in grado di dotare la Sicilia di infrastrutture moderne e in grado di affrontare la situazione».
Il sottosegretario La Pietra ha tenuto a precisare che il tema del grano è per il governo una questione prioritaria. Da qui la scelta dell’esecutivo di lavorare per la fissazione del prezzo secondo tariffe uniche nazionali. Il sottosegretario si è inoltre soffermato sulla misura del cosiddetto Granaio Italia e sui contratti di filiera, entrambi strumenti importanti per il settore. Infine il senatore La Pietra ha parlato di misure finanziarie a sostegno degli agricoltori attraverso l’intervento degli istituti di credito con la garanzia di Ismea.
Il grano duro in Sicilia, produzione in calo. Necessarie lavorare a varietà resistenti. Il 2024 è risultato essere un anno orribile per il grano duro siciliano con un raccolto in calo del 50% rispetto alle altre campagne a causa degli effetti del cambiamento climatico. Ogni anno, sull’isola vengono prodotti 8 milioni di quintali del cereale, mentre questa stagione non supereranno i 4 milioni. Inoltre la previsione di semina per la prossima annata è di circa 150mila ettari contro una media di 280mila dal momento che gli agricoltori non trovano vantaggioso produrre grano duro. Sono i dati diffusi durante l’incontro da Giuseppe Russo dell’Istituto di ricerca Ballatore, che ha posto l’accento sulla necessità «di sostenere le tecniche di ibridazione assistita (Tea) per arrivare a nuove varietà resistenti». Russo ha anche parlato dell’importanza della filiera con «Legacoop che ha fortemente sostenuto la nascita di un distretto cerealicolo che raggruppa circa 100 aziende».
La tecnologia per aiutare la tracciabilità del grano siciliano. Durante l’incontro di Ortigia sono stati presentati i progetti Sfinge e Circe della cooperativa Probio.Si che hanno come obbiettivo quello di qualificare la produzione di grano siciliano in tema di sostenibilità e tracciabilità.
Sfinge punta a dotare la filiera cerealicola di un Sistema Innovativo per la Certificazione della Qualità dei Cereali in Sicilia (SIC-S) attraverso l’utilizzo della blockchain per la tracciabilità di filiera.
Circe, invece, ha un obiettivo più ardito, quello di validare una metodica per certificare le produzioni ottenute con sfarinati di grani antichi. E al tempo stesso garantire il consumatore in merito all’identità delle materie prime utilizzate e alla presenza di specifiche molecole note per essere coinvolte nella sindrome del colon irritabile associata al consumo di cereali. Una idea questa nata a suo tempo dal Gal Isc Madonie nell’ambito del proprio Piano di Sviluppo Locale.