Un’agricoltura più “fertile” grazie all’intelligenza artificiale (IA). Da Enpaia parte la sfida

ROMA – Usare l’intelligenza artificiale (IA) per “rinaturalizzare le nostre campagne”. Giorgio Piazza, presidente della Fondazione Enpaia, (l’ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura), immagina così il futuro del mondo agricolo che “dovrà fare i conti, e probabilmente ha già iniziato a farli, con strumenti potentissimi che vanno messi a disposizione, promuovendo una visione antropocentrica e non tecnocentrica, in cui è l’uomo che governa le macchine e non il contrario”.

Scenari e prospettive del mondo del cibo sono stati al centro del Forum che si è svolto nei giorni scorsi con la partecipazione del premio Nobel per l’economia, Christopher Pissarides. Che cosa sta succedendo? I risultati del report rilasciato dall’AI-Enabled ICT Workforce Consortium guidato da Cisco evidenziano come il 92% dei lavori analizzati subirà una trasformazione da moderata a elevata, dovuta ai progressi nell’IA. Secondo l’economista “Stiamo vivendo una transizione digitale e climatica epocale. La sfida per il settore agroalimentare è combinare questi due fenomeni e promuovere prodotti di qualità”. Ma è difficile vincere questa sfida solo con politiche nazionali: “E’ necessario che in Europa si arrivi ad una maggiore integrazione economica, per rilanciare la competitività e la crescita”. E bisogna farlo in fretta perché “è impressionante la grande quantità di startup che migrano dall’Europa negli USA. Occorre superare l’approccio fondato soltanto sulla regolamentazione e investire in politiche industriali”.

Ettore Prandini, presidente Coldiretti, fa un passo in più: “Il primo auspicio è che la nuova Commissione Europea segni un cambio di passo rispetto a una visione ideologica che vedeva agricoltura e ambiente in contrapposizione”. Dal suo punto di vista “occorre promuovere lo sviluppo nelle campagne delle soluzioni tecnologiche di Agricoltura 5.0 e lavorare sulla diffusione delle Tea, le Tecnologie di miglioramento genetico, che permetteranno di selezionare varietà vegetali più resilienti rispetto ai devastanti effetti del clima”. Ma Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, è convinto che serva una marcia in più perché l’IA “sta trasformando l’agricoltura in un settore all’avanguardia, favorendone la sostenibilità”. Si tratta, dunque, di “uno strumento da promuovere e valorizzare assicurando un quadro normativo solido, investimenti, un processo di trasferimento tecnologico e programmi di formazione a partire dagli istituti tecnici e dalle università, fino alla forza lavoro già attiva”.

Molto più cauti i sindacati. Per Onofrio Rota, segretario generale Fai-Cisl, “nei settori agroalimentari e ambientali l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sta già arrivando. Abbiamo sia avvisaglie di riduzioni del personale, in vista dell’introduzione di nuove tecnologie, sia esempi positivi con cui aumenteranno la sicurezza e la produttività”. Dal suo punto di vista “l’obiettivo comune deve essere quello di utilizzare l’IA per aumentare produttività, salari, sicurezza e benessere aziendale”. Enrica Mammucari, segretaria generale Uila-Uil, aggiunge: “Le parti sociali devono orientarsi verso nuovi orizzonti e attrarre nuove professionalità nel settore agroalimentare”.

Che fare, allora? Agostino Scornajenchi, amministratore delegato e Dg di CDP Venture Capital SGR, si dice convinto che l’IA sia “una tecnologia abilitante trasversale a tutti gli aspetti della nuova rivoluzione industriale e rappresenta un’opportunità straordinaria per accelerare la transizione digitale e potenziare il capitale umano”. Tuttavia “questo sviluppo deve andare di pari passo con un forte impegno nella formazione e nell’acquisizione di nuove competenze, non solo tecniche ma anche trasversali, di interpretazione dei dati”,

Se questo è lo schema di gioco, allora, è necessario uno sforzo congiunto da parte di tutta la filiera sul tema della sostenibilità: o tutti siamo attori del cambiamento o il cambiamento non accade”, spiega Gianpiero Calzolari. Per il presidente del gruppo Granarolo “occorrono tempistiche e risorse, all’interno di un progetto comune. In questo processo, la digitalizzazione riveste un ruolo essenziale, anche per favorire l’ingresso delle giovani generazioni”.

Un punto di vista che Roberto Diacetti, direttore generale della Fondazione Enpaia, fa proprio: “L’obiettivo della Fondazione è fare sistema. In tal senso, riteniamo ci siano i presupposti per investire nell’economia reale italiana”. Investimenti che potrebbero anche arrivare da multinazionali. “In Fastweb – spiega l’Ad Walter Renna, Amministratore Delegato – abbiamo avviato da tempo un percorso di trasformazione per diventare una AI Driven Company attraverso l’investimento nel primo e più potente supercomputer NVIDIA per l’IA generativa in Italia e lo sviluppo del primo modello linguistico addestrato nativamente in lingua italiana che mettiamo a disposizione di aziende, Pa, startup, Università e centri di ricerca”. E Gianmatteo Manghi, Ad Cisco Italia, aggiunge: “Occorre lavorare sulle competenze e sulle infrastrutture per far funzionare i nuovi sistemi digitali. Cisco si è impegnata a formare 25 milioni di persone in tutto il mondo entro il 2032”. Si vedrà.

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