PSA, Sindacato Veterinari: Rischiamo di entrare in una guerra logorante se non si adotteranno strategie e mezzi straordinari

ROMA – L’Unione europea ha recentemente abrogato le ultime misure restrittive ancora in vigore sulla Sardegna per la Peste Suina Africana (PSA) liberalizzando l’isola dove la patologia ha fatto danni per oltre 40 anni prima di essere eradicata grazie ad una organizzazione efficiente e all’impegno sinergico dei servizi veterinari sardi e all’IZS di Sassari che sono riusciti a far evolvere la zootecnia suina locale in virtù di una capillare sorveglianza sanitaria e al raggiungimento di elevati livelli di biosicurezza.

Nel resto d’Italia, invece, il virus della PSA continua a diffondersi.

Lo sottolinea Aldo Grasselli, Segretario nazionale Sivemp, Sindacato italiano veterinari di medicina pubblica.

Già circa 50 anni fa la PSA colpì gli allevamenti suini della penisola e in quell’occasione si comprese che per arginarla ed eradicarla occorreva una catena di comando tempestiva ed efficiente tra chi dettava le strategie a livello ministeriale e i Servizi Veterinari che le mettevano in atto nei territori colpiti e in quelli da preservare.

Per arginare e poi eradicare le epizoozie animali, come le epidemie umane, occorrono piani pandemici che considerino ogni aspetto dell’azione di Sanità Pubblica Veterinaria, oggi a maggior ragione con una zootecnia più intensiva e concentrata in alcune regioni.

Non si può immaginare, ad esempio, che per incenerire suini infetti abbattuti in una provincia del nord si debbano spostare le carcasse virulente nel centro Italia per mancanza di inceneritori accessibili nei pressi della maggiore concentrazione di allevamenti.

Interventi settoriali, scoordinati, tardivi e “al risparmio” possono costare molto cari all’intera filiera.

Le regioni a maggiore concentrazione zootecnica, inoltre, sono quelle che hanno Servizi Veterinari più sguarniti (nel volgere di 2 o 3 anni si ridurranno ancora del 20%) e spesso ai medici veterinari che si dannano l’anima per contrastare la PSA, ma anche la Blue Tongue, o l’Influenza aviaria, si negano i pattuiti contributi stipendiali come accade in questi mesi in Lombardia, l’epicentro di diverse malattie infettive animali.

I Ministeri (Salute, Agricoltura, Industria e Made in Italy), le Regioni, le associazioni di categoria devono avere ben chiara l’importanza fondamentale della prevenzione e della sorveglianza, basate su provvedimenti univoci emessi sulla base delle conoscenze epidemiologiche e dell’esperienza dei Veterinari Pubblici, dei Centri di referenza degli IZS e dell’ISS, che rendano possibile l’attuazione delle necessarie misure sanitarie dettate dalla Autorità competenti, senza mediazioni, interferenze o cedimenti.

L’esperienza italiana della Sardegna e quella di altri paesi della UE ci dicono che la PSA si potrà eradicare anche dalla penisola se il fattore tempo non si dilaterà troppo.

 

Sarebbe una vera tragedia immaginare che la biosicurezza degli allevamenti indenni venisse trascurata e che ogni attenzione dei decisori fosse rivolta alla ricerca di risorse per indennizzare gli allevatori colpiti.

La PSA potrebbe fare danni per molto tempo se non si impedisce al virus di entrare negli allevamenti.

Per questo l’attività di vigilanza, controllo ed epidemiosorveglianza fatta dai Servizi Veterinari sulla fauna (cinghiali), negli allevamenti, nei macelli, sui mezzi di trasporto che connettono la rete della filiera zootecnico-alimentare, e per assicurare il rispetto delle norme che regolano le attività degli operatori lungo le filiere alimentari, deve essere intensificata al massimo senza risparmio.

Il risparmio lo Stato, le Regioni e le imprese lo avranno solo se la PSA non farà altri danni, se i nostri allevamenti resteranno indenni dalle principali malattie, se i nostri industriali alimentari potranno di nuovo esportare e se queste malattie insidiose saranno efficacemente contrastate ed eradicate nel minor tempo possibile.

Una più forte organizzazione e dotazione organica dei Servizi Veterinari e degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali non è un lusso inutile per il nostro paese, è l’unico fattore decisivo per evitare che un comparto di straordinaria qualità e pregio economico venga messo in ginocchio da patologie virali che, in un mondo globalizzato, sono ormai argomenti della cronaca quotidiana.

Alcuni focolai di Afta Epizootica sono comparsi recentemente in Turchia.

Negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni 40 del secolo scorso l’Afta epizootica fu causata dal virus proveniente dalla Polonia dove era endemica e il cui agente patogeno si era depositato sulle scarpe dei profughi polacchi immigrati.

È da anni ormai che il turismo e i commerci a livello globale stanno producendo sempre più frequentemente situazioni simili, con un impatto sempre maggiore sulla salute dell’uomo e degli animali e sull’economia.

Sembra inoltre ormai dimenticata la lezione che il Covid-19 ci ha impartito sullo spillover dei virus animali verso l’uomo.

Dobbiamo essere preparati, dobbiamo cioè avere una Medicina Veterinaria Pubblica più forte di quella che abbiamo, più organizzata, più considerata nelle sedi decisionali.

Altrimenti che cosa si pensa di fare? Forse aspettare che si realizzino disastri per poi risarcire danni, enormi e ripetitivi, con la fiscalità generale?

 

 

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