La razza Sardo Bruna con 57mila capi allevati punta a essere il fiore all’occhiello della Sardegna

CAGLIARI – La razza bovina Sardo Bruna, presente nell’isola con circa 57 mila capi, ha un potenziale inespresso come carne di alta qualità. A lavorare per capire come riportare l’allevamento a punto di forza ci ha pensato il progetto Valorisardo, avviato grazie a una partnership di aziende.

Progetto avviato e sviluppato con il fondamentale apporto del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari. Uno studio i cui risultati saranno presentati venerdì 11 ottobre a partire dalle 9 nell’Aula Magna Barbieri, a Sassari durante un convegno dal titolo “Valorizzazione della carne bovina di razza sardo bruna attraverso la sostenibilità ambientale e la riduzione del farmaco”. Sono questi due infatti gli elementi che hanno mosso le direttrici della ricerca finanziata con il Psr 2014/2020, attraverso la sottomisura 16.1 – Seconda fase.

Sostenibilità ambientale tradotta in primis nelle caratteristiche insite in questa razza: ossia una altissima adattabilità a condizioni pedoclimatiche che sono invece difficili per razze specializzate da carne. Mentre la razza bovina sardo-bruna rappresenta un patrimonio di grande interesse sia genetico sia produttivo da sempre utilizzate in sistemi di allevamento a basso impatto ambientale.

“L’obiettivo di questo progetto – spiega Francesco Forma, imprenditore nel settore carni capofila del gruppo operativo – è quindi quello di aumentarne il numero di capi allevati e conseguentemente della produzione di carne, in modo da creare una filiera della carni di razza sardo bruna in grado di competere sul mercato con carni ad alto valore aggiunto come linea di produzione Antibiotic-Free”. “Abbiamo voluto sperimentare un protocollo di allevamento teso a produrre alimenti più sani e più sostenibili – spiega la responsabile scientifica del progetto Anna Nudda, professoressa di Zootecnica all’Università di Sassari – e nello stesso tempo a migliorare sia la qualità delle carni sia le rese.

L’obiettivo è quello di valorizzare il prodotto caratterizzandone le caratteristiche nutrizionali e organolettiche, attraverso il miglioramento della qualità nutrizionale del grasso, il colore del muscolo e del grasso. Lo abbiamo fatto prima di tutto con il coordinamento e monitoraggio di tutte le attività – spiega ancora -. Abbiamo sperimentato strategie nutrizionali innovative con l’obiettivo di definire nuove formule di alimentazione per aumentare le difese immunitarie degli animali, e favorire la riduzione dell’uso degli antibiotici dagli allevamenti.

Il tutto con un lavoro di monitoraggio costante dei capi fino alla analisi delle carni, con un’attenzione particolare anche alla definizione dei costi di alimentazione”. Durante il convegno si parlerà anche di alcune novità riguardanti l’impatto ambientale della carne artificiale, la sostenibilità delle filiere delle carni bovine in Sardegna e le certificazioni dell’allevamento “senza uso di antibiotici”. Il convegno rappresenterà anche l’occasione per discutere l’importanza delle denominazioni di origine per la valorizzazione e promozione delle carni di qualità, aspetto che sarà trattato dal Direttore del Consorzio di Tutela Agnello di Sardegna  IGP Alessandro Mazzette.

“Progetti come Valorisardo rappresentano un asset conoscitivo importantissimo per le filiere bovine della Sardegna, soprattutto perché rivelano non solo la bontà delle nostre carni ma anche la loro sostenibilità sotto l’aspetto ambientale e della riduzione dell’utilizzo del farmaco. Questo anche in relazione agli impatti ambientali della carne artificiale che come dimostrerò nella mia relazione sono decisamente superiori a quelli della carne naturale” spiega invece Giuseppe Pulina, professore Ordinario di Zootecnica Speciale al Dipartimento di Agraria di Sassari.

“Le indagini di mercato sono state un altro elemento fondante,” spiega Antonio Lorenzoni, consulente d’impresa e CEO della LM Consulting Srl. “I test sull’esperienza di consumo delle carni oggetto della ricerca e le informazioni raccolte sulla conoscenza della razza Sarda Bruna e dell’allevamento dei bovini senza uso di antibiotici hanno dato risultati molto interessanti. Sono stati realizzati focus group, sia a livello regionale che nazionale, con operatori del settore HORECA e GDO e con consumatori abituali di carne. Sono state condotte oltre 9.000 interviste nei punti vendita della Sardegna ed è stato sottoposto un questionario a livello nazionale a più di 1.000 consumatori.”

Risultati che venerdì saranno esposti durante il convegno, aperto dal Rettore dell’Università di Sassari Gavino Mariotti, grazie al contributo dei responsabili dei diversi filoni di ricerca che hanno animato un progetto che parte da Macomer e dal Marghine, territorio dove insistono diverse delle aziende coinvolte come partner del Gruppo Operativo.

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