ROMA – “La risposta del governo alla mia interpellanza sulla peste suina africana è del tutto insoddisfacente: parole burocratiche che non rispondono ai quesiti posti. Sembra che per il governo l’emergenza sia iniziata oggi e non purtroppo già due anni fa”.
Lo dice Maria Chiara Gadda, vice-presidente della Commissione Agricoltura della Camera.
“Nelle ore della scoperta dell’ennesimo focolaio a Lodi, il governo si limita a un elenco delle norme legate alla Psa. Le norme già le conosciamo, sono ignoti invece i risultati delle misure messe in campo. Così come il fatto che le risorse stanziate per imprese e regioni continuano a essere scarse. Il governo ha risposto come se gli strumenti a disposizione stiano funzionando a pieno ritmo. Non è così per il depopolamento dei cinghiali, per le misure di carattere economico, né per gli ostacoli operativi che giornalmente incontrano i soggetti coinvolti. A Pavia, per esempio, ci sono allevamenti vuoti da un anno. Cosa possiamo dire a queste imprese sulle modalità di riparto dei fondi, sulla moratoria mutui, sulla cassa integrazione e che prospettive ci sono per il futuro? Italia Viva ha posto una serie di quesiti molto precisi in un’ottica collaborativa, per valutare l’efficacia delle azioni nell’emergenza e soprattutto per prevenire. Tra l’altro, la Psa non è l’unica emergenza che colpisce la nostra agricoltura, basti pensare alla diffusione di lingua blu o aviaria. Servono misure omogenee sul territorio nazionale in grado di coordinare l’approvvigionamento di vaccini laddove esistono, smaltimento delle carcasse, efficaci piani di gestione della fauna selvatica, misure di biosicurezza e adeguati organici nel settore veterinario pubblico. Il nuovo commissario è persona capace, ma si trova in una situazione disastrosa e un ritardo grave da colmare. Il governo gli fornisca più strumenti già con la legge di Bilancio”, conclude
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