Maltempo: in due mesi 692 nubifragi. Anbi, il caso della Spagna è vicino alla nostra realtà

ROMA – “Aldilà delle necessità emergenziali, il vero modo per dimostrare concreta solidarietà alla Spagna alluvionata così come in precedenza era accaduto all’Italia ed a Paesi esteuropei, è che la UE assuma il contrasto e l’adattamento alla crisi  climatica come obbiettivi prioritari comuni, estrapolando da quelle correnti le spese, che i singoli Paesi devono affrontare per aumentare la resilienza di territori e delle comunità, che vi abitano”: a richiederlo è Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue (ANBI), esprimendo partecipata vicinanza alla popolazione iberica.

“Quanto sta accadendo in Spagna è un ammonimento per tutti, perché solo la casualità meteorologica ha evitato che la già grave alluvione nel Bolognese non sia stata una catastrofe simile – aggiunge Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Di fronte ad autentiche cascate di pioggia la rete idraulica, ma più in generale la sistemazione del territorio, compromesso da un’irrefrenabile cementificazione e dall’abbandono delle campagne nelle aree interne, sono inadeguati e necessitano di sempre più urgenti interventi infrastrutturali per non lasciare l’Italia alla mercè dell’estremizzazione degli eventi atmosferici. Alla politica ribadiamo: la manutenzione del territorio è la prima opera pubblica, di cui il Paese ha bisogno!”

Le emergenze idrogeologiche sono lì a dimostrarlo ed il lungo periodo di instabilità atmosferica, che ha caratterizzato finora l’autunno 2024, evidenzia le fragilità di una Penisola esposta agli effetti della crisi climatica ed in forte ritardo sulla programmazione delle azioni di contrasto: il numero di nubifragi abbattutisi sulla Penisola nei mesi di Settembre ed Ottobre 2024 è quantificato in 692, cioè il 91% di quelli  complessivamente registrati (759) nello stesso periodo del quinquennio 2019-2023 (fonte: European Severe Weather Database).

Tra il 26 ed il 27 Ottobre scorsi gli eventi estremi hanno interessato principalmente il Piemonte, la Liguria e la Sardegna con accumuli di pioggia impressionanti soprattutto sull’area meridionale dell’Isola: su Vallermosa si sono abbattuti, in poco più di 5 ore,  209 millimetri di pioggia (47% della cumulata di tutto il 2023), mentre a Siliqua sono caduti mm. 196,8 d’acqua, cioè il 37% della pioggia dell’anno scorso.

Nel Nord-Ovest è continuato a “piovere tanto sul bagnato”: in Liguria,  a Carcare sono caduti 249 millimetri di pioggia in 7 ore e mezzo; Cairo Montenotte è stata allagata dallo straripamento del fiume Bormida, cresciuto di 4 metri in circa 2 ore; esondato anche il rio Lissolo ad Arenzano.

E’ l’intero Pianeta, comunque, ad essere travolto dalla crisi climatica. L’America latina è alle prese con una delle peggiori crisi idriche della sua storia e con una siccità, che in molte nazioni (Brasile, Ecuador, Paraguay, ecc.) sta compromettendo l’ecosistema, la vita delle popolazioni indigene, l’economia, la produzione energetica e le vie di comunicazione (quelle fluviali in Sud America sono fondamentali). Cambiamento climatico significa, però, anche i due metri di neve caduti alle porte della sudafricana Johannesburg nel Settembre scorso, ma pure le alluvioni nel deserto del Sahara (era già avvenuto nella penisola arabica in primavera) con cumulate di pioggia fino a 200 millimetri in 48 ore sul SudEst di Marocco ed Algeria, nonchè laghi effimeri e praterie nati tra le dune di sabbia (fonte: Copernicus); senza dimenticare uragani ed inondazioni, che nei recenti due mesi hanno sconvolto la popolazione mondiale: dall’estremo Oriente al SudEst asiatico, dall’Europa agli USA.

Secondo il Copernicus Marine Service, in Antartide, il ghiaccio marino ha toccato il minimo storico nel Febbraio 2023, con una perdita di 1.900.000 chilometri quadrati, cioè 3 volte superiore alle dimensioni della Francia ed un ulteriore diminuzione della superficie glaciale si sta registrando nel 2024. Stessa sorte per i ghiacci artici della Groenlandia, dove anche nei mesi autunnali si sono registrate temperature miti e prossime ai 20 gradi di giorno e superiori ai 15 gradi di notte. Idem per i ghiacciai alpini, che stanno rapidamente scomparendo (La Mer de Glace, uno dei ghiacciai più grandi e famosi delle Alpi, è arretrato di circa un chilometro ed ha perso 160 metri di spessore negli ultimi 35 anni!); sulle Grandes Murailles – Valtournenche in Val d’Aosta (m.2566 sul livello del mare) la temperatura non è mai scesa sotto lo zero negli scorsi 16 giorni. Di tutto ciò è conseguenza l’innalzamento del livello del mare, che sta subendo un’accelerazione (2023 e finora 2024 sono stati gli anni più caldi di sempre): effettuando un’analisi su 410 siti archeologici nel Mediterraneo Orientale, i ricercatori ne hanno individuato 147 a rischio sommersione entro 50 anni (già oggi l’isola di Delo ha subìto danni strutturali dall’innalzamento marino).

Per quanto riguarda l’Italia, il settimanale report dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che in Valle d’Aosta le portate della Dora Baltea, ma anche del torrente Lys restano superiori al consueto.

In Piemonte l’incremento d’acqua nei fiumi è impetuoso e lo testimoniano i dati del Tanaro, che triplica la portata in una settimana raggiungendo mc/s 1404, ma anche di Bormida, Stura di Lanzo, Toce.

In Lombardia le riserve idriche sono del 43,6% superiori alla norma, grazie al surplus dei volumi stoccati nei Grandi Laghi, ma anche degli altri bacini della regione, che ora trattengono l’82,4% di acqua in più del consueto; i laghi più grandi , forti di afflussi straordinariamente abbondanti, registrano livelli molto al di sopra delle medie storiche e percentuali di riempimento che vanno dal 57,1% del Lario al 124,7% del Maggiore, dove si riversa oltre 1 milione e mezzo di litri d’acqua al secondo. Si registra un innalzamento dei livelli in tutti i bacini fluviali della regione.

Il NordEst vede in questi giorni defluire le piene dei fiumi e ridurre i flussi in alveo su valori più rassicuranti rispetto ad una settimana fa; restano comunque sovrabbondanti le portate di tutti i corsi d’acqua monitorati (Livenza +95% sulla media; Brenta +128%; Muson dei Sassi +58%; Bacchiglione +161%).

Sono in calo anche le portate dei fiumi appenninici dell’Emilia centrale e della Romagna, pur rimanendo ben sopra le medie del periodo; crescono invece i flussi nei bacini occidentali dei fiumi Taro, Nure e Trebbia.

A seguito del transito della piena del fiume Po, che aveva destato non poche apprensioni nei giorni passati, si mantengono notevoli i flussi idrici nel Grande Fiume: i dati più clamorosi riguardano i rilevamenti nell’Alessandrino, dove ad Isola S.Antonio la portata ha toccato 3336 metri cubi al secondo, oltre 8 volte superiore a quella media mensile (anche a Torino si registra un surplus pari a 820%).

In Toscana il fiume Serchio continua a crescere e la sua portata si aggira sui 110 metri cubi al secondo, quando la media degli ultimi vent’anni si attesta su mc/s 22,54! In calo i livelli di Arno ed Ombrone, mentre resta stabile la Sieve.

Nelle Marche si registra un calo generalizzato delle portate fluviali con la sola eccezione della Potenza; negli invasi a stagione irrigua conclusa, rimangono 35,83 milioni di metri cubi d’acqua.

In Umbria cresce seppur di poco, ma per la seconda settimana consecutiva e dopo mesi di costante decrescita, il livello del lago Trasimeno; in aumento anche le portate dei fiumi Topino, Chiascio e Paglia.

Anche i laghi del Lazio sembra stiano traendo qualche beneficio seppur minimo dagli apporti pluviali: così è per i due laghi vulcanici dei Castelli Romani (Albano e Nemi). Positivi i valori registrati dagli idrometri sul fiume Tevere, che continua a crescere, mantenendo un flusso ben superiore alla media del periodo (+29% ca.); segno più anche per Fiora e Velino, la cui portata (mc/s 26 ca.) resta però inferiore alla norma (-39% ca.), così come risultano deficitari i flussi nell’Aniene, che anche questa settimana subisce una riduzione dei livelli idrometrici.

Al Sud, dopo le precipitazioni intense e localmente estreme (su alcune località di  Calabria e Sicilia, gli accumuli pluviali di poche ore avevano eguagliato quelli degli scorsi 9 mesi e mezzo), tornano a scendere i livelli dei fiumi ed a ridursi i già scarsi volumi invasati dalle dighe.

In Campania calano le portate dei fiumi Volturno, Sele e Garigliano; l’invaso di Conza trattiene un volume d’acqua pari a mln.mc. 12,28, praticamente dimezzato rispetto al  2023.

In Abruzzo è ancora il territorio chietino quello maggiormente in sofferenza: il fabbisogno d’acqua non è supportato dalle portate delle sorgenti, che risultano ancora scarse (alla principale opera di presa della zona, la Sorgente Verde, manca il 26% di risorsa per soddisfare le necessità idriche, quantificabili in 1200 litri al secondo); stesso discorso per le sorgenti Avello e Sinello. Questa situazione ha comportato un aumento delle turnazioni idriche, che hanno riguardato 69 comuni e 130.000 utenti (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale Appennino Centrale).

In Calabria tornano a calare i livelli dei fiumi Lao, Coscile ed Ancinale. Il bacino Sant’Anna contiene solamente 1.600.000 metri cubi d’acqua su un volume autorizzato di riempimento di 16 milioni, mentre in quello di monte Marello manca il 48% dell’acqua invasabile.

In Basilicata gli invasi vanno svuotandosi velocemente (- 4.360.000 metri cubi in 7 giorni): rimangono meno di 116 milioni di metri cubi d’acqua sui mln. mc. 743 autorizzati. Il grande bacino di monte Cotugno trattiene meno di 50 milioni di metri cubi (su una capacità di oltre mln. mc. 480), registrando il dato peggiore da 16 anni a questa parte.

Stessa cosa accade in Puglia, dove l’indice di severità idrica è il più elevato sia per quanto riguarda il comparto potabile che quello irriguo. Nei bacini della Capitanata rimangono stoccati volumi idrici pari a mln. mc. 37,8 e l’invaso di Occhito, il più importante della regione con una capacità di stoccaggio di ben 250 milioni di metri cubi d’acqua, ne conserva appena mln. mc.32,23.

Conclude il Presidente di ANBI, Francesco Vincenzi: “I prossimi giorni col ponte nel fine settimana si prevedono caldi con temperature dei mari stabili fino a 24 gradi lungo le coste ioniche e tirreniche meridionali. Fino ad un paio d’anni fa sarebbero state auspicabili condizioni per bagni fuori stagione oggi, considerata la causa del disastroso fenomeno Dana sulla Spagna ed il repentino mutare delle condizioni meteo, non possiamo nasconderci che sono motivo di preoccupazione per il rischio di nuovi fenomeni climatici estremi.”

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