BOLOGNA – “L’agricoltura è la prima vittima dei cambiamenti climatici, poiché le attività agricole si svolgono all’aperto e devono adattarsi agli eventi climatici estremi che ormai sono all’ordine del giorno”.
Parole chiare quelle di Luigi Sartori il quale, rispondendo alle domande di Davide Gnesini, responsabile servizio tecnico FederUnacoma, in una diretta streaming dall’EIMA 2024, ha sottolineato come le cause principali di questo fenomeno siano da attribuire alle emissioni di carbonio di origine antropica.
Gli effetti sui sistemi agricoli sono molteplici e preoccupanti. In primis, l’erosione e il degrado del suolo causati dalle piogge intense, che trascinano via gli strati fertili. Inoltre, il rilascio di CO2 dal terreno durante i processi di mineralizzazione della materia organica contribuisce ulteriormente all’aggravarsi della crisi climatica.
Di fronte a questo scenario, l’esperto evidenzia la necessità di adottare soluzioni e strategie per l’adattamento. Tra queste, spiccano le tecniche di agricoltura conservativa e di precisione, in grado di preservare la struttura e la fertilità del suolo, nonché l’utilizzo di macchinari e tecnologie digitali per ottimizzare l’impiego di risorse come acqua e fertilizzanti.
Un altro aspetto cruciale, ha aggiunto Sartori, è la selezione di varietà colturali più resistenti ai cambiamenti climatici, attraverso il miglioramento genetico. Questa strada, secondo l’esperto, gioca un ruolo fondamentale per consentire alle coltivazioni di adattarsi gradualmente alle nuove condizioni ambientali.
A preoccupare, infine, è il rischio di desertificazione che incombe su alcune aree europee, come Sicilia e Puglia, dove l’erosione e la perdita di suolo fertile stanno minando irrimediabilmente la capacità produttiva dei territori.