ROMA – Mentre la Cop 29 si sta indirizzando verso l’ennesima impasse e l’Europa del Sud (Italia compresa) guarda con apprensione l’evoluzione della situazione meteo per la presenza di condizioni favorevoli al riproporsi di fenomeni “dana” (incontro fra correnti fredde da Nord con le ancora calde temperature sul mar Mediterraneo), ANBI lancia, all’Unione Europea, la proposta per un Piano PNRR Acqua, che potrebbe essere finanziato tramite l’emissione di eurobond.
“E’ un’ipotesi riscontrabile anche dall’Agenda Draghi – evidenzia Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – L’adattamento alla crisi climatica ed alla conseguente estremizzazione degli eventi atmosferici accomuna ormai tutta l’Europa: basti pensare che, negli scorsi 30 anni, le alluvioni hanno causato danni per oltre 170 miliardi di euro, coinvolgendo 5 milioni e mezzo di persone con quasi 3.000 vittime; per converso, nella recente annata agraria in Germania, la carenza idrica ha provocato la perdita del 30% della produzione di barbabietole da zucchero.”
“Di fronte all’epocale ed urgente necessità di interventi, serve uno strumento straordinario di debito comune – gli fa eco Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – articolato, però, sulle esigenze territoriali, perché le necessità idriche dell’Italia sono diverse da quelle dei Paesi nordici: da noi l’acqua non è solo un elemento ambientale, ma un fattore produttivo, determinante per l’eccellenza agroalimentare del nostro Paese. È la storia di questi anni che suffraga la nostra richiesta di revisione della Direttiva Quadro Acque, che risale ad inizio 2000.”
“In un’Italia complessivamente in ritardo – aggiunge Vincenzi – i Consorzi di bonifica ed irrigazione italiani sono in linea con i cronoprogrammi del P.N.R.R. post Covid e, tra un anno, saranno in grado di certificare il risparmio di un miliardo di metri cubi d’acqua, grazie ad interventi per 2 miliardi e 300 milioni di euro in corso d’opera e che si affiancano ad un altro paio di miliardi da ulteriori fondi comunitari. Il nostro è un modello, che funziona – conclude il Presidente di ANBI – È per questo che chiediamo il rispetto ovunque dei principi di autogoverno e sussidiarietà, sanciti dal Protocollo Stato-Regioni del 2008.”