ROMA – L’ok al passaggio dello status del lupo da “strettamente protetto” a “protetto” arrivato oggi dal Comitato permanente della Convenzione di Berna è chiaramente importante.
Riconosce la proposta dell’Unione europea e apre la strada a una direttiva Habitat più equilibrata, rispondendo all’evidenza dei fatti: in Europa, negli ultimi dieci anni, il numero dei lupi è cresciuto dell’81% e l’Italia registra in media quasi 9 mila capi predati ogni anno. A dirlo il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, che ribadisce l’urgenza di bilanciare la salvaguardia della specie alla tutela delle aziende zootecniche, soprattutto nelle aree interne e montane del Paese.
Per Cia, dunque, il voto odierno – che rappresenta anche il primo sì del Consiglio d’Europa a una minore protezione del lupo – conferma la validità del percorso di adeguamento intrapreso, considerato il notevole miglioramento dello stato di conservazione della specie, e soprattutto avvalorato da un’accurata raccolta dei dati sul territorio europeo e in Italia anche da parte della Confederazione.
“Il proliferare dei lupi ormai va solo gestito -aggiunge Fini- e la costruzione di un nuovo equilibrio uomo-natura è sempre più cruciale se consideriamo il ruolo strategico per la tenuta e lo sviluppo delle zone rurali, rappresentato dalla nostra zootecnia e delle comunità locali”.
“Auspichiamo, quindi, che non ci siano ripensamenti da parte di almeno 17 Paesi che hanno ratificato la Convenzione -conclude Fini- per consentirne l’entrata in vigore entro tre mesi, presumibilmente il 7 marzo 2025. Infine, è bene precisare che con il lupo specie “protetta” verrebbe chiesto agli Stati membri di continuare ad assicurarne la sopravvivenza, ma intervenendo per prevenire danni importanti a coltivazioni e allevamenti. Solo attraverso un approccio bilanciato, che coniughi la tutela della biodiversità con il sostegno alle comunità rurali, si può garantire la sopravvivenza di questi territori e il loro valore per le generazioni future”.
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