Filiera bufalina. Copagri Campania elogia il lavoro della Regione per il sostegno e rafforzamento settore

San Giuseppe Vesuviano (NA) – “Qualcuno vuole farne necessariamente una questione politica, ma questo non giova affatto alla filiera bufalina, specie agli allevatori che hanno l’interesse, economico ma non solo, di risolvere definitivamente un problema, la brucellosi, che attanaglia il nostro territorio da 40 anni”.

Così Salvatore Ciardiello, presidente della Copagri Campania, dopo aver appreso le ultime novità sulla “questione brucellosi”.

Copagri Campania, sin dall’inizio dei lavori preparatori, nel 2021, che hanno preceduto l’approvazione del Piano regionale di eradicazione della brucellosi, emanato nel 2022, ha seguito con molta attenzione la vicenda. Che piaccia o no a qualcuno, il Piano regionale sta funzionando molto bene, grazie alle risorse umane e finanziarie che la Regione Campania ha messo in campo per superare, una volta per tutte, la brucellosi bufalina.

Non è corretto dire che il Piano regionale non sia stato concordato e approvato a livello nazionale e comunitario. Copagri Campania era presente ed ha fatto, come sempre, la propria parte nell’esclusivo interesse degli allevatori. Per averne la prova, basterebbe leggere la D.G.R.C. n. 104/2022, che recita: “PRESO ATTO del Programma obbligatorio di eradicazione dalle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Regione Campania, redatto dal gruppo di lavoro di cui all’articolo 36 della Legge regionale n. 5/2021 e trasmesso al Ministero della Salute per la condivisione anche dei Centri di riferimento nazionali competenti; della nota prot. 30688 del 27 dicembre 2021- DGSAF- MDS con la quale il Ministero della Salute conferma che il citato Programma può essere reso operativo e sollecita la Regione ad “informare le associazioni di categoria dei contenuti del Programma per consentire, così come specificato dalla Commissione Europea con lettera 7160920 del 22 novembre u.s., che tutte le parti interessate si impegnino a dovere per conseguire quanto prima l’eradicazione della brucellosi e

tubercolosi in Provincia di Caserta”; CONSIDERATO, altresì, che al fine di ottenere la più ampia condivisione delle misure previste dal programma la Giunta ha attivato incontri sul Programma con tutti gli stakeholder, come auspicato dal Ministero della Salute, e all’esito ha apportato alcune modifiche; le modifiche al Programma, prontamente trasmesse per la condivisione al Ministero della Salute, sono state oggetto di ulteriore parere espresso con nota prot. 3492 del 10 febbraio 2022- DGSAF – MDS, con la quale si invita la Regione Campania ad avviare il Programma sottolineando che per l’utilizzo della vaccinazione è necessario attendere il riscontro della UE sull’apposito piano che sarà inviato; il Ministero della Salute con nota prot. 4536 del 22 febbraio 2022 ha trasmesso le osservazioni del Centro nazionale di riferimento sulla brucellosi al Programma, come modificato, ed ha invitato la Regione Campania a recepirle.

Che il numero dei capi bufalini in provincia di Caserta non sia affatto diminuito, che i focolai siano drasticamente ridotti, che la Regione Campania stia addirittura istruendo, gratuitamente, gli operatori di stalla di nazionalità indiana, sono dati di fatto incontrovertibili. E basterebbe girare per le stalle, come fa la Copagri Campania, per vedere che la situazione è generalmente migliorata, in termini di biosicurezza e gestione degli allevamenti, anche grazie ai sacrifici delle aziende agricole.

Possiamo dare atto che ogni singolo allevatore della Copagri Campania, ha avuto sempre modo di rappresentare eventuali problemi, ottenendo sempre ascolto e la massima assistenza da parte della compagine regionale impegnata sul campo. Così come è un dato oggettivo che la Regione Campania abbia pubblicato l’avviso, chiuso pochi giorni fa, per risarcire gli allevatori del settore bufalino le cui aziende sono state interessate dall’infezione. Copagri Campania ha fortemente chiesto e sostenuto tale misura, si tratta di 7 milioni di euro a favore del comparto, interamente a carico della finanza regionale, per la perdita di reddito dovuta alla mancata produzione e commercializzazione del latte, che riguarda gli abbattimenti registrati nell’anno in corso e nei due anni precedenti, in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa vigente in materia di aiuti pubblici.

Per quanto riguarda gli abbattimenti registrati negli anni precedenti al 2022, sarà pubblicato un nuovo avviso che interesserà il periodo 2017-2021, attuato secondo le regole del “de minimis”, di cui Copagri Campania chiede che l’importo sia aumentato fino alla misura massima consentita.

Nel mentre, c’è ancora qualcuno che, invece, si preoccupa di confondere le acque, parlando di animali infetti o malati ed esami “post mortem”. Non è compito di Copagri Campania spiegare queste cose, ma, come abbiamo già detto più volte, basterebbe limitarsi a leggere per fare chiarezza, non c’è bisogno di essere scienziati! Riguardo agli esami “post mortem” sugli animali abbattuti, nel passato venivano eseguiti solo a campione, su un numero molto esiguo di animali, a differenza di quanto accade adesso con l’attuale Programma di eradicazione, dove purtroppo, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ha recentemente confermato, in percentuali molto elevate, la presenza del batterio negli animali che prima dell’abbattimento erano risultati positivi agli esami indiretti (SAR/FdC). Ǫuindi, sostenere che su 100.000 animali abbattuti nel corso di un decennio passato, solo l’1% fosse effettivamente malato, non è un’affermazione vera. Semplicemente perché in passato, ossia prima dell’entrata in vigore dell’attuale Piano di eradicazione, solo una piccola parte di animali infetti furono effettivamente testati con gli esami “post mortem”. Ma al di là di ciò, cosa molto più importante, non si dice che per normativa comunitaria e nazionale, vigente da almeno 25 anni, si devono abbattere gli animali infetti, ossia quelli sieropositivi agli esami indiretti (SAR/FdC)!

È molto semplice, lo dice proprio il Ministero della Salute: “In Italia e in molti Paesi europei non è ammessa la vaccinazione degli animali per brucellosi, se non dietro richiesta di autorizzazione concessa in deroga dalle autorità sanitarie nazionali e comunitarie, essendo in atto l’eradicazione della malattia. I piani ufficiali di eradicazione si basano unicamente sull’individuazione sierologica dei soggetti infetti e sul loro abbattimento. Tuttavia, in alcune aree circoscritte, al fine di abbassare la prevalenza dell’infezione e per un periodo limitato, è stato talvolta concesso l’uso di vaccini, in particolare B.abortus S19 o B.abortus RB51 e B.melitensis Rev.1, che sono vaccini di comprovata efficacia rispettivamente nei bovini e nei confronti di B.melitensis e B.ovis nelle pecore e nelle capre”. Ma poi, non era lo stesso dr. Nicola D’Alterio, direttore del centro di riferimento nazionale per la brucellosi, oggi commissario nazionale, a dire, in audizione al Senato ad aprile 2023, che gli esami indiretti (SAR/FdC) erano attendibili al 99, anche 99,9%?

A noi interessa solo risolvere i problemi degli allevatori – continua Salvatore Ciardiello – ed è per questo motivo che continueremo a sostenere la Regione Campania, perché ha dato prova, con azioni concrete, del massimo impegno e attenzione sull’argomento, senza mai sottrarsi al dialogo con la Copagri Campania, accogliendone spesso anche i suggerimenti. Tutte azioni che, complessivamente, hanno garantito risultati molto positivi che vanno assolutamente sostenuti e incoraggiati, nell’esclusivo interesse degli allevatori della nostra regione a cui poco interessano le dinamiche politiche, ma chiedono solo di poter lavorare più serenamente, assicurando un reddito dignitoso alle proprie famiglie e ai lavoratori dipendenti.

Continueremo a vigilare anche sul prezzo del latte, lo abbiamo chiesto a gran voce al “Tavolo verde” regionale e lo facciamo in tutte le sedi istituzionali, pronti a denunciare eventuali condotte illecite che ledano gli interessi degli allevatori e dei consumatori. Siamo stati i primi a indicare chi siano le autorità preposte ai controlli antifrode, l’esistenza di una “cabina di regia” presso il MASAF e dei relativi piani nazionali per il contrasto delle frodi sulle filiere agricole, così come abbiamo fatto per quel che concerne la richiesta di unificare tutte le banche dati del latte bufalino. Copagri Campania – conclude Salvatore Ciardiello – chiede con forza di un aumento dei controlli e di fornire agli addetti ai lavori tutti gli strumenti necessari per fare bene il proprio lavoro, onde evitare che qualche delinquente possa utilizzare latte o semilavorati esteri per spacciarli come mozzarella di latte di bufala, proveniente dai nostri allevamenti, producendo un danno enorme alle aziende bufaline locali, realizzando un prodotto che non è minimamente paragonabile, anche in termini qualitativi, con la vera mozzarella di bufala campana.

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