ROMA – Una visione strategica per il futuro del florovivaismo italiano, tra minacce e opportunità da cogliere per essere protagonisti del cambiamento.
Di questo si è discusso all’Assemblea nazionale dell’Associazione Florovivaisti Italiani, tenutasi nella sede nazionale di Cia-Agricoltori Italiani. Ad aprire i lavori, Aldo Alberto, presidente nazionale dell’associazione che ha lanciato la sfida per il settore, che deve rilanciare la produzione italiana di piante e fiori e proiettarla nel futuro, tra sfide climatiche, fitosanitarie e di mercato.
“Anche per questo – ha dichiarato Alberto – è importante aver finalmente ottenuto un quadro normativo coerente in materia di coltivazione, promozione e commercializzazione”. Secondo Aldo Alberto è prioritario ora sostenere la cooperazione fra agricoltori, per superare la frammentazione che ha caratterizzato troppo spesso il settore e per dare un futuro al florovivaismo. “Ci aspettiamo ora che i decreti attuativi siano veloci -ha concluso- in modo da far decollare subito la nuova legge”. Gli ha fatto eco l’europarlamentare Camilla Laureti che ha evidenziato l’importanza delle opportunità che arrivano dall’Europa e la necessità di inserire il florovivaismo nel dibattito sulla nuova Pac.
Nell’intervento di Patrizia Borsotto del Crea, si è sottolineato come il settore sia notevolmente cambiato negli ultimi anni a causa di diversi fattori, tra cui l’evoluzione delle normative, i cambiamenti climatici, l’innovazione tecnologica e l’adattamento alle dinamiche economiche globali. Secondo il report del Crea, con 3,2 miliardi di euro il florovivaismo rappresenta in termini di valore circa l’8,6% delle coltivazioni agricole e il 4,3% dell’intera produzione agricola nazionale; nonché il 12% della produzione europea. L’Italia per il 2023 si è confermata la seconda potenza esportatrice europea e la terza mondiale: il 70% del prodotto florovivaistico italiano è infatti destinato all’export. La visione strategica di Ursula von der Leyen -secondo la Borsotto- ha offerto al settore sia opportunità che sfide per il settore, con l’accento posto sulla sostenibilità, l’innovazione e la protezione della biodiversità, che si allinea con le esigenze del mercato di oggi, alla ricerca di prodotti ecologici e a basso impatto ambientale. Tuttavia, la crescente competitività globale e le normative stringenti richiederanno alle imprese florovivaistiche di adattarsi rapidamente a questi cambiamenti, sfruttando le opportunità offerte dal Green Deal e dalla digitalizzazione nonché agli strumenti della Pac per mantenere la competitività.
In rappresentanza dei distretti florovivaistici, è intervenuto il professor Francesco Ferrini del Distretto Rurale Vivaistico-ornamentale della Provincia di Pistoia, che ha sottolineato le sfide strategiche della riforestazione urbana per progettare città sostenibili e vivibili. L’intervento di Alessandra De Santis di Cia-Agricoltori Italiani è servito a ricordare tutto il lavoro svolto dall’associazione per il comparto a Bruxelles, durante la scorsa legislatura. Dal regolamento sugli imballaggi a quello sul materiale riproduttivo vegetale, fino alla questione della torba, la cui restrizione impedirebbe al settore florovivaistico di capitalizzare il contributo ad un’Europa più verde, più sana e più resiliente. La De Santis ha, infine, ricordato l’adesione al Manifesto dei coltivatori Ue di fiori e piante, che rivendica i miglioramenti e gli sforzi sulla sostenibilità complessiva da parte del comparto, ponendo l’accento sulle questioni ancora aperte e critiche.
Il sottosegretario del Masaf, onorevole Patrizio La Pietra, ha ricordato l’importanza della Legge delega da lui ideata per il settore, alla quale ha lavorato più di un anno insieme al ministro Lollobrigida. “Con l’approvazione del Ddl è stato fatto un passo fondamentale a sostegno di un segmento strategico per l’agricoltura italiana -ha dichiarato il sottosegretario- e a breve (primi mesi del 2025) saranno pronti i decreti attuativi che daranno risposte a tutti i temi che sono presenti nel Manifesto Ue: dall’importanza dei distretti alle risorse per la ricerca, dal un tavolo permanente sul florovivaismo a un piano strategico nazionale specifico per il settore”. Ha chiuso l’evento il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini, ricordando la trasformazione in atto del settore che ha, però, bisogno di essere accompagnata dalle Istituzioni per rinnovare le aziende e renderle pienamente sostenibili, dal punto di vista economico, ambientale, sociale.
“Il florovivaismo non deve più essere la Cenerentola dell’agricoltura -ha dichiarato Fini- ma il settore ha bisogno di strategie di medio e lungo termine, con una adeguata programmazione economica, frutto di una fattiva collaborazione di tutti i distretti interessati”.