ROMA – Se la corsa al rialzo dei prezzi del carrello della spesa continua a non fermarsi – + 2,3% i rincari medi a novembre – è anche perché “la produzione agricola è in calo. Per l’ortofrutta la situazione è drammatica ma anche i cereali sono in sofferenza e in alcune zone anche il mondo del vino.
Senza interventi correttivi questa tendenza rischia di diventare strutturale con il rischio di chiusura per molte aziende e di perdita dei mercati. Dobbiamo fare di tutto per invertire questo trend e dobbiamo farlo in Italia ma, soprattutto in Europa”. Nell’agenda di Raffaele Drei, da pochi giorni eletto alla guida di Fedagripesca-Confcooperative, il rilancio della produzione dei campi è l’obiettivo centrale di un mandato che punta a “riportare le filiere agricole, della pesca e dell’acquacoltura cooperative al centro del dibattito politico ed economico del nostro paese”. Ma in quella agenda politica c’è anche un altro punto: le alleanze.
Presidente che cosa vuol dire “fare di tutto” per accrescere produzione e competitività?
“Sicuramente servono interventi per sostenere il reddito ma soprattutto azioni strutturali a livello comunitario, per combattere il cambiamento climatico e le incursioni di batteri, parassiti e funghi. In Italia, ma anche nel resto dell’Europa, si producono sempre meno prodotti agricoli ma la risposta che viene data da Bruxelles non affronta questa situazione, sembra insensibile al problema e impone politiche restrittive soprattutto nel campo dell’uso dei fitofarmaci per contrastare le fitopatie causate da insetti alieni, funghi e parassiti”.
Ma la presidente della Commissione ha fatto marcia indietro rispetto alla strategia farm to fork, Perché si lamenta?
“Perché le linee guida di intervento non sono cambiate. È necessario passare dalle parole ai fatti altrimenti il settore primario andrà sempre più in crisi. La situazione dell’ortofrutta, la prima a patire per cambiamenti climatici e malattie è drammatica. In molte regioni i vigneti sono in sofferenza e senza interventi di contenimento la peronospora diventerà un problema serio. Anche il mondo dei cereali è in difficoltà. Abbiamo bisogno di strumenti, e ci sono, per difendere e rilanciare le produzioni dei nostri campi. Dobbiamo superare il negazionismo sull’opportunità di usare i fitofarmaci e degli strumenti alternativi alla chimica”.
A che cosa si riferisce?
“All’uso delle Tea, ad esempio, che sono uno strumento importante per affrontare cambiamenti climatici e dar vita a piante resistenti a batteri e funghi. E comunque servono fatti, a partire dalle regole sui finanziamenti della nuova Pac”.
Cioè?
“La politica agricola comune è nata per garantire il cibo investendo sugli agricoltori negli anni in cui l’approvvigionamento alimentare era un problema per i cittadini europei. Oggi abbiamo bisogno che le risorse della Pac non vengano ridotte e che vengano indirizzate a sostegno della produzione e della competitività delle imprese agricole per renderle sempre più sostenibili ed in grado di affrontare la concorrenza di chi, nel resto del mondo, punta tutto sulla quantità e con un’organizzazione produttiva dove il tema ambientale e fitosanitario sono l’ultimo dei problemi”.
Immagino siate contro l’accordo di libero scambio tra Ue e America meridionale?
“Siamo per il libero scambio ma i livelli di tutela previsti dal Mercosur non sono sufficienti, ad esempio, a non sconvolgere il mercato dei cereali in Europa. Il nostro non è un no pregiudiziale ma abbiamo preso le distanze perché convinti che siano necessari ulteriori approfondimenti e l’introduzione di modifiche e correttivi”.
I numeri di Fedagripesca sono importanti: 3.000 imprese cooperative agroalimentari e della pesca oltre 410.000 soci e 75.900 addetti, per un fatturato che sfiora i 35 miliardi, più del 20% del Made in Italy agroalimentare. Affronterete da soli queste battaglie?
“Le criticità del mondo agricolo sono reali – in Italia spero che sia confermato lo stop a Plastic e Sugar tax – e richiedono un percorso realistico con risposte che siano il più possibile condivise. Ho intenzione di aprire un confronto e un dialogo forte con tutte le organizzazioni a partire dal rapporto con le politiche Ue”.