Vino, nuovo attacco di Report. Sotto accusa la Toscana: Chianti, Chianti Classico e Igt prodotto con vino da altre regioni. La produttrice anonima: ‘Lo fanno quasi tutti’

ROMA – “Come far risultare Chianti un vino che proviene da fuori regione: la testimonianza esclusiva di un’imprenditrice agricola”.

A chiederselo è Report il programma di Sigfrido Ranucci su Rai 3 che, un anno dopo, puntuale come le festività natalizie, torna ad attaccare il mondo del vino, e, a quanto sembra, stavolta mette nel mirino la Toscana ed il suo vino.
Le prime anticipazioni pubblicate sui canali social del programma – ma per dare un giudizio sarà opportuno aspettare la puntata di domani, domenica 22 dicembre – puntano il dito su Chianti, Chianti Classico e Toscano Igt, generalizzando l’accusa e facendo intervenire una produttrice – così viene presentata  – ovviamente in forma anonima, volto coperto e voce camuffata. Ma l’importante è denunciare. Così la produttrice dice: “Lo fanno quasi tutti, è l’ora di farla finita con questo commercio falso”.
Chianti e Chianti Classico che secondo l’ultimo Rapporto Ismea – Qualivita, valgono rispettivamente 80 milioni e 82 milioni di euro (vino sfuso -2023).
“Una produttrice della zona del Chianti spiega come si fa a trasformare vino non toscano in Chianti, Chianti Classico e Toscano IGT – scrive Report – . Alla base c’è un giro di “carta”, cioè di falsi certificati che vengono venduti dal produttore di vino al commerciante. La “carta” – continua il testo del programma di Rai 3 – viene poi associata alle partite di vino provenienti da fuori regione che a quel punto possono essere spacciate come vini toscani. A rimetterci alla fine è il consumatore che paga molto vini senza denominazione e a volte di bassa qualità migliorati in cantina. Ma ci rimette anche lo Stato, perché il meccanismo alimenta un grande giro di nero” conclude il post di Report.
Insomma, come successo un anno fa, e poi anche a febbraio sui lieviti (link), Report spara a zero sull’intero comparto produttivo, un’economia fondamentale per l’Italia e per la Toscana come quella del vino. Senza, probabilmente, fare distinzione, fra chi comportanti diversi, leciti o meno leciti, verificando cosa dicono i diversi disciplinari di produzione.
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